Torino, 24 ott. (LaPresse) – Sergio Chiamparino, attuale presidente della Compagnia di San Paolo, ha annunciato di aver messo a disposizione il proprio mandato al consiglio della fondazione bancaria torinese (principale azionista di Intesa San Paolo) comunicando di aver ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Torino che riguarda la gestione degli affitti e delle autorizzazioni per i locali dei Murazzi (sono ospitati nelle arcate dei bastioni del Po prospicenti piazza Vittorio Veneto nel centro della città). Il reato contestato a Chiamparino è abuso d’ufficio. Lunedì prossimo il consiglio della Compagnia di San Paolo si riunirà per decidere riguardo alla comunicazione del presidente. Non si tratta dunque di dimissioni, ma sarà lo stesso consiglio a dover stabilire se la posizione del presidente è ancora compatibile con il suo status di indagato. Negli ambienti della Compagnia (principale azionista di Intesa San Paolo) si precisa che la lettera non è affatto di dimissioni immediate, ma sarà lo stesso Consiglio Generale a dover decidere se l’avviso di garanzia sia o meno compatibile con il mantenimento da parte di Chiamparino della carica di presidente. Sempre gli stessi ambienti interni precisano che, visto lo stato ancora preliminare dell’inchiesta della procura torinese, è molto probabile che il Consiglio generale confermi la propria fiducia a Chiamparino. L’ex sindaco di Torino ha già nominato il proprio legale che lo tutelerà nel procedimento, l’avvocato Fulvio Gianaria, e sarà sentito dal sostituto procuratore già martedì.
Nella lettera inviata al Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo, Chiamparino scrive: “Oggi mi è stato recapitato un avviso di garanzia per fatti risalenti al periodo del mio precedente incarico di sindaco della Città di Torino”. “Sono assolutamente sereno e pronto a collaborare con la magistratura – prosegue – convinto come sono di aver sempre cercato di perseguire l’interesse generale della Città, quindi anche a proposito delle concessioni di locali sui Murazzi del Po, oggetto dell’indagine. Rendendomi tuttavia conto dei possibili danni reputazionali che questa vicenda potrebbe arrecare alla Fondazione, che ho l’onore di presiedere, e per tenerla al riparo da questioni ad essa totalmente estranee, rimetterò il mio mandato al Consiglio Generale, già convocato per lunedì prossimo”.
“Un atto dovuto. È tutto quello che posso dire”. Questa l’unica dichiarazione del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, riguardo all’avviso di garanzia per abuso d’ufficio inviato dal suo ufficio all’ex sindaco di Torino.
Oltre a Chiamparino, sono indagati anche l’assessore al commercio del Comune di Torino, Alessandro Altamura, e l’ex city manager Cesare Vaciago. L’ipotesi di reato è abuso in atti di ufficio. Il sostituto procuratore Andrea Padalino aveva scoperto nei mesi scorsi che, a partire almeno dal 2009, quasi tutti i gestori dei locali della zona Murazzi non pagavano al comune di Torino il canone di concessione. Si era pertanto creato un buco da 330mila euro nelle casse di Palazzo civico. Chiamparino nel 2009 aveva firmato una delibera con cui non solo sanava la situazione, ma concedeva anche uno ‘sconto’ sull’affitto del 25% per il futuro ai gestori dei locali.L’inchiesta, che era stata aperta nel marzo scorso e oltre ai tre indagati odierni vedeva già coinvolti otto dirigenti e 12 privati, ovvero i gestori dei locali, sequestrati prima dell’estate e che tuttora sono chiusi, ad eccezione del Csa, centro sociale di area autonoma, che è stato rioccupato e che nonostante la rottura dei sigilli viene frequentato. Il sostituto procuratore Andrea Padalino aveva iniziato ad indagare a seguito di alcuni esposti arrivati dai residenti che si lamentavano per gli schiamazzi notturni. L’indagine si era subito aperta anche altri settori e il magistrato aveva scoperto che c’erano problemi di sicurezza perché molti dehors erano abusivi e soprattutto troppo vicini al fiume Po. Era emerso poi l’aspetto amministrativo – quello che coinvolge il comune di Torino – perché si erano scoperte irregolarità nei pagamenti che risalgono almeno al 2008, ma che con ogni probabilità, secondo gli inquirenti, sono riferibili anche ad anni precedenti.
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