Niente accordo sulla possibilità di creare in Italia una zona omogenea di colore arancione

Da una parte la corsa dei contagi e delle varianti Covid, alcune delle quali mettono a rischio l’efficacia dei vaccini. Dall’altra la necessità di tenere in vita migliaia di attività economiche che, a un anno dall’inizio della pandemia, non sopporterebbero nuove chiusure.

Si giocano tra questi due nodi le decisioni legate alle misure anti-Coronavirus da applicare in Italia in vista del prossimo Dpcm. Le Regioni e le Province autonome chiedono al Governo dati oggettivi e criteri semplici, che evitino il più possibile cambi continui di colori e restrizioni. Ma sulla possibilità di creare in Italia una zona omogenea di colore arancione, l’accordo non c’è: secco il no del presidente della Liguria Giovanni Toti, secondo il quale sarebbe meglio un’Italia in ‘giallo’ con passaggi di colore su base provinciale e comunale. Per il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, è fondamentale rivedere completamente l’elenco delle attività a rischio, mentre dalla Toscana Eugenio Giani chiede criteri più trasparenti e oggettivi per le valutazioni.

Su tutto emerge la necessità di portare avanti, in tempi rapidi, una campagna vaccinale che, partita quasi due mesi fa, non decolla a causa dei continui blocchi alle consegne.

Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stefano Bonaccini annuncia che verrà presentata al governo una piattaforma di proposte “nella convinzione che occorra un deciso cambio di passo nella campagna vaccinale e per la ripresa economica”. Il Governo intanto ha fissato per lunedì il Consiglio dei ministri che affronterà il nuovo dl sulle misure di contenimento, con focus, secondo quanto si apprende, sugli spostamenti tra Regioni.

L’ultima fornitura di fiale tagliata è quella di AstraZeneca, che fa arrivare in Italia il 10% di prodotto in meno. L’azienda, che ha promesso al nostro Paese oltre 25 milioni di dosi entro giugno, assicura di lavorare per tenere fede agli impegni presi.

Ma il taglio alle forniture è solo l’ultimo in ordine di tempo e i governatori non ci stanno, con Nicola Zingaretti (Lazio) che giudica l’ennesimo incidente “gravissimo” e Attilio Fontana (Lombardia) che chiede l’intervento del premier Mario Draghi per una situazione ormai “insostenibile”.

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