La Strelitzia necessita di sole diretto e di molta luce. Tuttavia, anche in casa, meglio ancora su di un balcone soleggiato, può comunque crescere bene e regalare soddisfazioni

 Esistono fiori che non si può fare a meno di guardarli. Attirano l’attenzione da lontano, quando ti avvicini è difficile distogliere lo sguardo, e poi, quando li passi e vai oltre, magari ti giri un’altra volta per l’ultima sbirciata. È come se ti chiamassero e ti bisbigliassero: “ehi tu, guardami ancora, che mica son fiorita tutto l’anno eh?” A me capita spesso, e rimango lì, imbambolato, ad osservarli in silenzio cercando di capirne il carattere e trovare in quei fiori nuove forme. Insomma, in quel piccolo frangente, tra te e il fiore si instaura un dialogo intimo, che può diventare un legame.

 Tutto ciò mi è capitato, ancora una volta, pochi giorni fa camminando sul lungomare Sanremese. Da lontano vedo dei cespugli di foglie allungate, grigio verde, come lance a difesa di steli fiorali ritti che si ergono e le sormontano. Davvero strani questi fiori, tanto strani da non sembrare nemmeno dei fiori. A guardarli bene, infatti, assomigliano al becco di un uccello tropicale.

 Si tratta dei fiori della magnifica Strelitzia Reginae, chiamata anche uccello del paradiso, una pianta originaria dell’Africa meridionale che ha conquistato ormai gran parte delle coste del Mediterraneo. I suoi fiori sono probabilmente i più originali nel panorama floreale, e sono formati da brattee e petali asimmetrici giallo/arancio e blu intenso, disposti come la cresta di un pappagallo.

 Il clima ideale per la Strelitzia è quello mediterraneo, con temperature che non scendono al di sotto dei 5 gradi. Se le temperature in inverno dovessero abbassarsi troppo sarebbe utile ripararla o, ancora meglio, portarla in un luogo protetto e mantenere il fogliame sempre lucido e pulito con un panno umido. Oltre ai fiori, infatti, anche le foglie sono molto belle e decorative, e meritano una cura particolare. La Strelitzia necessita di sole diretto e di molta luce. Tuttavia, anche in casa, meglio ancora su di un balcone soleggiato, può comunque crescere bene e regalare soddisfazioni.

 Questi splendidi fiori sembrano davvero pronti a parlare da un momento all’altro. Tante bocche, tanti megafoni rivolti in ogni direzione. Una spianata di megafoni colorati che amplificano la voce dei fiori, e che divengono, in tal modo, oratori e messaggeri pronti a dirci chissà che cosa. E così, me ne sto lì impalato a guardare queste splendide piante, nell’attesa e con la speranza di udire un suono, un “pssss… eh tu, ascoltami che ho cose da dirti”, che non arriva mai ma che mi par comunque di sentire.

Alcuni fiori hanno una specie di richiamo, un verso silenzioso e indecifrabile, un proprio linguaggio. È stato provato da ricerche scientifiche che ogni albero emette dei propri suoni in bassa frequenza non udibili dall’orecchio umano, e il fatto che in alcune produzioni floricole viene diffusa la musica nelle serre non è un caso. Le piante comunicano e ascoltano, e trattandosi di “uccelli del Paradiso” o di “megafoni” che dir si voglia, come possiamo non sentirli?

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