I fiori sono piccolissimi e campanulari, di colore bianco. Il frutto è il vero protagonista: simile a una bacca

È un luogo comune quello dell’inequivocabile somiglianza che spesso esiste tra il cane e il proprio padrone. Non si capisce bene, poi, se sia il padrone a convergere verso l’aspetto generale del cane oppure sia il contrario; chi somiglia a chi, infatti, è un dibattito sempre aperto, ma tant’è, l’alta percentuale di somiglianza uomo-cane porta a pensare che ciò che viene connotato come casualità, potrebbe tranquillamente essere un qualcosa assodato scientificamente. Ovviamente, non è nulla di tutto ciò, ma “chi si somiglia, si piglia” rimane uno di quei detti popolari difficilmente contestabili.

Vi parlo di questo per portarvi solo per un attimo nel Nord America, in un momento non ben definito della prima metà del XVIII secolo, dove il medico-botanico del re del Quebec, tale Jean-François Gaulthier (1708-1756), scoprì per primo (e proviamo a credergli) un bellissimo arbusto con le bacche rosse, le foglioline ovali e dall’aspetto generale scompigliato, proprio come era la sua folta capigliatura. Tanto simili da piacersi subito (?), e tanto simili da dargli il suo nome. Vi sto parlando della Gaultheria, un piccolo ma effervescente arbusto che in questi giorni prenatalizi (ormai manca veramente poco!) sbuca fuori un po’ ovunque.

La gaultheria, che gli eschimesi e gli indiani del Canada masticano o bevono in infusione dall’alba dei tempi per far scendere la febbre e lenire il dolore (ma non l’aveva scoperta il Gaulthier?), è un piccolo arbusto della famiglia delle Ericaceae, che possiede foglie sempreverdi e odorose. I fiori sono piccolissimi e campanulari, di colore bianco. Il frutto è il vero protagonista: simile a una bacca, è una capsula secca ricoperta da uno strato carnoso e, tutte insieme, con la complicità di un fogliame che proprio non ne vuole sapere di rimanere nella forma, creano un aspetto deliziosamente scompigliato che manco fosse disegnato. Parafrasando la canzone Capelli, del cantautore romano Niccolò Fabi, l’aspetto generale di questa graziosa piantina ricorda un rifugio per gli insetti, un nido per gli uccelli, o una testa di medusa pettinata con le bombe a mano.

Chiamata in Quebec anche “tè dei boschi”, la Gaultheria è impossibile da contenere, ed è bella da impazzire proprio per questo. È capace di colorare di gioia tutto l’inverno ed è un’importante risorsa per gli uccellini rimasti ad affrontare il rigore climatico di questa stagione, ma soprattutto, è importante per l’allegria che trasmette per via delle sue pallette rosse, e noi, anche in virtù di tutto quello che ci sta capitando attorno in questi due anni, quest’allegria ce la vogliamo prendere tutta.

Non vi chiederà particolari cure la Gaultheria, troverete facile coltivarla lasciandola all’aperto e in favore di luce solare per qualche ora al giorno, non troppo, mi raccomando, che non ama abbronzarsi e, se piantata direttamente nel terreno, la vedrete propagarsi con grande facilità e conquisterà terreno in un crescendo di bellezza e di caos, com’è nella sua natura d’essere: deliziosamente scompigliata. Buon Natale a tutti!

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