Quest'anno l'evento globale - che si celebra dal 1972 - si concentra sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità

Dall’energia all’economia, la transizione ecologica è sempre più una sfida globale. In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente – che cade il 5 giugno di ogni anno – l’attenzione ai principi dello sviluppo sostenibile, declinati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, registrano maggiore evidenza. E tutti provano a ricordare che diventano obiettivi non solo urgenti ma necessari per l’umanità di fronte alla lotta contro la crisi climatica.

La partita della transizione green si gioca in tre ambiti fondamentali della vita sociale di un Paese: filiera produttiva, sistema energetico, e modello economia. Tutti, per essere in linea con i target Onu, devono tendere verso la decarbonizzazione.

Per le imprese – come spiega lo studio di Boston consulting group (Bcg) ‘Are economic clusters ready for the green transition?’ – è ormai un binomio quello tra sostenibilità e competitività: le imprese che si spingono in avanti nella transizione ecologica sono anche quelle che vanno meglio a livello produttivo e nei mercati. Le industrie devono imparare a ripensarsi in chiave green per continuare a generare valore; questo vale sia per gli “innovatori tecnologici della Silicon valley” che per gli “artigiani in Toscana”. E’ qui che “tecnologie green e energie rinnovabili, con i loro prezzi competitivi, offrono l’opportunità di trasformare i settori tradizionali in motori di innovazione sostenibile“. Non andare avanti verso la transizione significherebbe ridurre poi l’accesso al capitale investito dalle istituzioni finanziarie per la decarbonizzazione, che conta circa 40mila miliardi di dollari di oltre 1.600 banche a livello globale.

Le rinnovabili per esempio in Italia hanno registrato 5,79 Gigawatt (GW) di nuove installazioni nel 2023, secondo l’ultimo rapporto ‘Comuni rinnovabili’ di Legambiente. Sono ormai presenti in tutti i Comuni d’Italia (in 7.891 su 7.896). Le rinnovabili segnano un +5,1 GW rispetto al 2012 e un + 2,6 GW rispetto al 2022.

E l’anno scorso è stato l’anno del solare, con il fotovoltaico che ha registrato l’incremento maggiore con 5,23 GW di nuova potenza installata. E, dai primi dati del 2024″ emerge un “+52% di capacità rinnovabile in esercizio rispetto al dato rilevato nello stesso periodo del 2023”. Tra le città, le migliori sono state Roma, Padova, Ravenna. Per Legambiente si tratta di “una crescita importante ma ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi 2030. Stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni, l’Italia con questo ritmo solo nel 2046 raggiungerà il 100% degli obiettivi e riuscirà a soddisfare la quota di 90 GW di potenza rinnovabile”.

Poi l’economia, quella che non spreca le risorse e anzi le usa con razionalità, recuperando le materie prime per reimmeterle nei processi produttivi. L’Italia è prima in economia circolare in Ue: su questo fronte non c’è storia con le altre grandi economie europee. Il nostro Paese – come racconta il recente rapporto sull’economia circolare in Italia messo a punto da Circular economy network e da Enea – batte Francia, Germania, Spagna, e Polonia. Si tratta di una conferma per l’Italia. Il risultato è merito soprattutto della gestione dei rifiuti: il tasso di riciclo degli imballaggi sfiora il 72%, superando dell’8% la media Ue ferma al 64%; e il riciclo dei rifiuti urbani è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022 raggiungendo quasi il 50%. L’Italia investe 12,4 miliardi (0,7% del Pil) in alcune attività di economia circolare. I posti di lavoro sono 613mila, il 2,4% degli occupati in Italia. Inoltre quasi un quinto di quello che produciamo viene dal riciclo.

Quest’anno la Giornata mondiale dell’Ambiente – che si celebra dal 1972 – si concentra sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità. Il claim è: ‘La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration’. Sono temi di dialogo tra politica e scienza. E siccome stiamo per rinnovare il Parlamento Ue, una serie di società scientifiche e di enti di ricerca europei, tra cui la European climate research alliance (di cui fa parte il Cnr) ha infatti proposto la firma di un accordo europeo pre-elettorale su clima e biodiversità. Sono state invitate a firmare le famiglie politiche dell’Unione europea e la comunità scientifica: Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democratici, Renew Europe, I Verdi, la Sinistra, I Conservatori e Riformisti Europei, Identità e Democrazia.

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