Piante anarchiche e libertine che si adattano a qualsiasi condizione

Ci sono piante che ti colpiscono per le foglie, altre per la forma. Ci sono piante che ti conquistano per il profumo dei fiori, altre per il fascino di un tronco che s’arrampica e si contorce. Ci sono piante molto pregiate e difficilissime da coltivare, che diventano da collezione e che fioriscono di rado.

Ci sono altre piante invece, ed è di queste che voglio parlarvi oggi, che sono così semplici da coltivare che in poco tempo una sola pianta conquisterà tutta casa vostra. Non conoscono la timidezza e, con buona probabilità, stiamo parlando delle piante più difficili in assoluto da far morire, quelle che se ti dimentichi di bagnarle va bene, e se invece le innaffi troppo va bene uguale. Ti conquistano per sfinimento perché alla fine vincono sempre loro, e te le ritrovi ovunque: nei vasi sul davanzale, o in casa, nei vasi di altre piante, persino nei bicchieri, a mollo nell’acqua a far radici, perché buttare via i rametti rotti è peccato.Tradescantia

 

Vi sto parlando della Tradescantia, comunemente chiamata “pianta della miseria”. Le piante del genere Tradescantia sono originarie del continente americano. In Europa vennero importate già nel 1800, ma il loro successo in Italia si ebbe solo a partire dalla seconda metà degli anni ‘50. Appartengono alla famiglia delle commelinacee, e si contano circa una trentina di specie appartenenti al genere. Sono resistenti a tutto, stanno alla luce, ma sopportano anche la mezz’ombra. Piante anarchiche e libertine, si adattano a qualsiasi condizione e sono veri e propri esempi di resilienza.

La Tradescantia può essere coltivata con grande successo in vasi alti e stretti, o su pensili e scaffali in modo da formare una splendida nuvola di foglioline ricadenti. È una pianta che non ama il freddo, in compenso sopporta molto bene le alte temperature. Con l’arrivo della bella stagione necessita di essere bagnata più frequentemente, mentre in inverno sarebbe meglio diminuire le irrigazioni in modo da far asciugare il terriccio tra un’innaffiatura e l’altra. Tradescantia

In primavera e in estate (ma di sovente pure in autunno e inverno), all’apice dei fusti sbocciano i fiori, che a seconda della specie possono essere di colore bianco, rosa, viola o blu intenso, con tre soli petali triangolari dalla durata breve di un solo un giorno.

Irriverenti, sicure di sé e un po’ scanzonate, figlie degli anni ’50 nei quali rappresentavano una vera e propria moda, appaiono spettinate con un portamento disordinatamente simpatico che può solo mietere conquiste. Le guardi e sorridi, le tocchi e ti rimane in mano un rametto che facilmente metterai in acqua e, senza che tu abbia il tempo di rendertene conto, la miseria avrà conquistato ogni spazio possibile e immaginabile: sui davanzali, nei vasi di altre piante, e con molta probabilità, le troverai sparse in tutto il servizio di bicchieri per l’acqua.

Insomma, non teme quasi nulla, la miseria (che pure è un detto popolare), ma, tra le tante storie e leggende associate a queste piante, ho scovato una corrente di pensiero che in realtà crede che la Tradescantia pallida (chiamata così ma in realtà è una varietà che possiede foglie viola scuro, tutt’altro che pallide), sia molto propizia per chi la coltiva, e per questo viene chiamata “pianta della ricchezza”. Un’altra curiosa contraddizione di questo fantastico mondo chiamato Tradescantia.

Tradescantia

 

L’ultimo fiore all’occhiello

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