I passeggeri del gommone avevano pagato mille dollari a testa per raggiungere l'Europa

E' stato fermato dalla polizia lo scafista del gommone salpato dalla Libia con 125 migranti naufragato venerdì scorso. Due i cadaveri giunti a Pozzallo, 99 i superstiti; i testimoni riferiscono di circa 25 compagni di viaggio annegati durante le fasi di soccorso. Dei superstiti, 2 migranti sono stati trasportati in elicottero presso l'ospedale di Lampedusa perché in gravi condizioni di salute.
Avevano pagato mille dollari a testa per raggiungere l'Europa, poi il gommone si è bucato e quando hanno visto la nave mercantile si sono agitati e sono caduti quasi tutti in acqua.
Questa volta dunque lo scafista, Thiarè Yosuf, nato in Mali nel 1992. E' accusato anche della morte come conseguenza di altro delitto di oltre 25 migranti, oltre che del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ha condotto un gommone di pessime condizioni e carico oltremodo di migranti, 25 circa dei quali sono annegati sotto agli occhi dei compagni di viaggio.
Avviate anche le indagini per risalire all'identità dei responsabili degli altri viaggi clandestini ed è stato individuato un altro scafista: Faye Cheikh, nato in Senegal nel 1975.

Poco prima delle 6 del 19 aprile la nave militare spagnola Numancia, dopo aver già effettuato un soccorso di 346 migranti, si dirigeva verso la nave mercantile Valle Bianca, che aveva dichiarato un evento di soccorso per il recupero di un gommone con migranti a bordo. Arrivata la Numancia ha iniziato le operazioni di salvataggio di 12 migranti trovati in acqua fuori dal natante sul quale avevano viaggiato. Nel corso delle operazioni i soccorritori hanno avvistato in mare anche un cadavere che veniva recuperato e portato a bordo. Pochi istanti dopo la nave Numancia ha trasbordato dalla nave Valle Bianca altri 87 migranti più un cadavere. Successivamente, alle 12.28, due dei soggetti salvati sono stati, tramite elicottero, urgentemente trasportati sull'isola di Lampedusa, uno per sintomi di annegamento e l'altro per una frattura massillo-facciale. Tutti gli altri migrantisono poi stati trasferiti sulla nave norvegese Siem pilot, giunta nella rada del porto di Pozzallo alle 19 circa del 30 aprile. 

Poco dopo i due cadaveri e circa 10 migranti che versavano in stato di salute precario venivano fatti trasbordare su una pilotina della Guardia Costiera che li conduceva presso la banchina del porto. I due cadaveri venivano portati presso la camera mortuaria del locale cimitero dove veniva effettuata ispezione cadaverica da personale sanitario e dalla polizia scientifica, mentre le altre persone venivano ricoverate presso l'ospedale maggiore di Modica. La Nave Siem è giunta a Pozzallo la mattina del primo maggio. Dopo le operazioni sanitarie di rito, i migranti sono stati trasferiti presso il locale hotspot per le operazioni di identificazione.

Gli uomini della squadra mobile di Ragusa – con la partecipazione di un'aliquota dei carabinieri e della guardia di finanza – hanno concluso le indagini dopo 24 ore dall'arrivo della nave che ha trasportato i migranti a Pozzallo.
Le indagini si sono subito concentrate sull'individuazione delle cause della morte dei due migranti giunti cadavere e sull'esame della documentazione presentata dalla nave soccorritrice.
Il team di investigatori ha dapprima esaminato l'evento di soccorso dove erano stati recuperati i cadaveri, esaminando in un secondo tempo gli altri 3 eventi di soccorso.
In totale i migranti recuperati insieme ai cadaveri erano 99, dato che ha fatto subito allarmare i poliziotti, considerato che solitamente i passeggeri dei gommoni vanno da 115 a 130.
L'ispezione cadaverica portata a termine dal medico legale nominato dalla procura di Ragusa e dalla polizia scientifica della Questura, ha permesso di individuare nell'annegamento le cause della morte, escludendo altre cause di origine violenta.
L'escussione dei testimoni è stata particolarmente complessa in quanto i migranti erano e sono tuttora molto provati da un punto di vista psicologico e fisico.
Proprio per le condizioni psicofisiche, i migranti sono stati ascoltati a distanza di 12 ore dal loro arrivo, ovvero nella giornata del primo maggio.
Con molte difficoltà, vincendo le legittime resistenze nel dover rivivere quei tragici momenti, gli esperti in contrasto all'immigrazione clandestina della polizia hanno raccolto i racconti dei migranti per comprendere i motivi che avevano portato alla morte dei due compagni di viaggio e di tanti altri.

I testimoni hanno riferito che i libici dopo aver caricato oltremodo il gommone, con circa 120-130 persone, hanno fatto salire a bordo lo scafista che fino a quel momento non era mai stato visto dai migranti all'interno della connection house; dopo qualche centinaio di metri dalla battigia uno dei membri delle organizzazioni libiche si è tuffato in mare lasciando il comando allo scafista oggi arrestato con il quale aveva prima raggiunto un accordo.
Passate 6/8 ore di navigazione, in prossimità delle acque internazionali, il gommone si è forato ed immediatamente uno dei tubolari si è afflosciato facendo perdere equilibrio al natante.
Nonostante tutto, i migranti restavano saldi al gommone senza cadere in mare e dopo poco notavano un mercantile e chiedevano subito soccorso.
Il mercantile, considerate le enormi dimensioni e difficoltà di avvicinamento, segnalava la presenza di un natante in difficoltà e pertanto veniva inviato sul posto un pattugliatore della marina militare spagnola.
Durante l'attesa dei soccorsi, i migranti si agitavano e il gommone versava in condizioni sempre più precarie, pertanto il comandante della nave mercantile prestava soccorso gettando una rete sulla quale potersi aggrappare ed una biscaglina, ovvero una scala in corda e legno utilizzata in casi di emergenza.
I migranti, considerato che ormai erano stati agganciati dal mercantile si sono gettati in mare per raggiungere la scala in corda ma nella foga, molti di loro venivano travolti dagli altri compagni e non sapendo nuotare andavano subito a fondo.
Chi è rimasto aggrappato al gommone si è salvato, mentre dai 20 ai 30 migranti tutti di origini centro africane sono andati subito a fondo senza più riemergere.

I testimoni hanno poi riferito che lo scafista da loro individuato senza ombra di dubbio, non ha potuto fare nulla per trarre in salvo i migranti in quanto non aveva alcun mezzo di salvataggio ed aveva contrariamente ad ogni buon senso, raggiunto accordi con i libici per condurre un gommone carico oltremodo di persone.
Sono in corso di identificazione i due cadaveri, sarà compito dei poliziotti e dei migranti superstiti risalire almeno al paese di provenienza così da poter interessare l'ambasciata competente ad un eventuale riconoscimento della salma.
La Procura di Ragusa, sta valutando se disporre l'esame autoptico dei due cadaveri custoditi presso il cimitero di Pozzallo (Ragusa).
La Polizia scientifica della questura di Ragusa ha fotosegnalato il fermato e la squadra mobile lo ha condotto presso il carcere di Ragusa, mettendolo a disposizione dell'autorità giudiziaria che lo interrogherà nelle prossime ore.
Parallelamente alle indagini sul gommone dove si è verificata la tragedia che ha visto perdere la vita a oltre 20 migranti, un altro team di poliziotti ha individuato e tratto in arresto lo scafista di un altro gommone questa volta però non era partito contestualmente agli altri ma da spiagge diverse.

Le indagini condotte dalla polizia giudiziaria, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Al termine delle indagini coordinate dalla procura di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l'identificazione da parte della polizia scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell'autorità giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanne dell'autorità giudiziaria.
 

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