Bergoglio è arrivato in Svezia

Lo ha detto a 'La Civiltà Cattolica', il giornale dei suoi confratelli gesuiti, prima di andare in Svezia a celebrare i 500 anni dalla Riforma di Lutero: "La vicinanza fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare. Quando ci allontaniamo, ci chiudiamo dentro noi stessi e diventiamo monadi, incapaci di incontrarci. Ci facciamo prendere dalle paure. Bisogna imparare a trascendersi per incontrare gli altri. Se non lo facciamo, anche noi cristiani ci ammaliamo di divisione". Lo aveva ricordato nel Caucaso, ai rigidissimi ortodossi georgiani: siamo cristiani, siamo fratelli, il punto d'incontro c'è: quello della "carità sincera" e della "comprensione reciproca". La strada per l'unità dei cristiani dev'essere "paziente" eppure ostinata: "da coltivare con fiducia nell'altro e umiltà, ma senza paura e senza scoraggiarsi". Le contrapposizioni "possono essere sanate e gli ostacoli rimossi" e le occasioni di incontro e di dialogo vanno inseguite sempre. Che quella di Bergoglio sia una "Chiesa in uscita", molto più che dai discorsi, si coglie dalle sue azioni: Francesco è un Papa che alle visite 'ad limina' preferisce bussare alle porte. Soprattutto a quelle serrate.

Cinquecento anni fa Martin Lutero fu scomunicato per aver messo in discussione alcuni pilastri della Chiesa cattolica, e sarebbe stato messo a rogo, non fosse morto Leone X proprio quando il monaco ribelle fu considerato fuorilegge e nemico pubblico. Oggi il romano Pontefice si reca in uno dei luoghi più significativi per la Chiesa nata da quella scomunica, e rende omaggio a quell'agostiniano tedesco. A Lund, dove il Papa parteciperà a una preghiera ecumenica nella cattedrale, all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, fu istituita la Lutheran World Federation, una 'comunione' di 145 chiese presenti in 98 Paesi del mondo con 74 milioni di fedeli. E il 31 ottobre, scelto per gli eventi ecumenici – un secondo incontro si terrà nel palazzo del ghiaccio di Malmo -, si ricorda il 'giorno della Riforma', la data in cui, secondo la tradizione, Lutero affisse le sue 95 Tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, nel 1517.

Oggi Bergoglio ricorda a tutti che il gesto di Lutero non era altro che un gesto di riforma, appunto, in un "momento difficile per la Chiesa". La volontà di "porre rimedio a una situazione complessa". E che proprio in quanto riformatrici, quelle tesi non avrebbero dovuto portare a uno "stato di separazione", perché la Chiesa "semper reformanda est". Dunque, come ha ripetuto anche di ritorno dalla Georgia, "dei problemi di dottrina discutano i teologi". L'"entusiasmo" dei fedeli va spostato "verso la preghiera comune e le opere di misericordia": il lavoro fatto insieme "nell'aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati", senza cercare di convertire nessuno, perché "fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato". Non per proselitismo cresce la fede, ma "per attrazione", l'ha insegnato Benedetto XVI.
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata