Oggi la vittoria della corsa Rosa a Milano

E' difficile dire se la cronometro di Milano che ha incoronato Tom Dumoulin re dell'edizione del centenario del Giro d'Italia rappresenti il battesimo ufficiale per un corridore destinato a dominare le grandi corse a tappe nei prossimi anni. Quel che è certo è che il capitano del team Sunweb non ha fretta di entrare nell'élite del ciclismo mondiale, rispedendo al mittente accostamenti ad altri celebri cronomen capaci di trionfare nei grandi giri, da Bradley Higgins a Miguel Indurain. "Non voglio fare paragoni con corridori del passato, per me è una giornata fantastica. Semplicemente fantastica", sono le prime parole in conferenza stampa dell'olandese, ancora quasi incredulo a distanza di ore da quanto accaduto. "Non mi sono ancora reso conto di quello che sta succedendo qui, figurarsi in Olanda – ha ammesso la 'farfalla di Maastricht' rispondendo a una domanda sul grande eco che la vittoria al Giro sta generando nel suo paese – Essere il primo olandese (a trionfare nella Corsa Rosa, ndr) è fantastico, sinceramente in futuro spero ci siano altri nomi, che siano il mio o quello di altri, su questa coppa". Per ora, quindi, può bastare il 'Trofeo senza fine'. "E' una sensazione incredibile vedere il mio nome in questa lunghissima lista di campioni. Io non mi sento un campione – ha ammesso Dumoulin – Ma se guardo questa coppa comincio un po' a crederci…".

Una riflessione condivisibile per un atleta che ha iniziato tardi ad andare in bici, in un paese tradizionalmente non certo famoso per aver 'partorito' grandi ciclisti nelle corse a tappe. "Ho cominciato a 15 anni a correre, non ho mai avuto idoli forse perché ho iniziato tardi – ha raccontato Dumoulin – In famiglia tifavamo per Michael Boogerd". Un signor corridore, ma mai anche solo vicino a poter vincere un grande giro. Dove nasce però la crescita di Dumoulin? A detta del vincitore, dalla beffarda Vuelta del 2015, quella vinta da Fabio Aru dopo un lungo duello proprio con l'olandese. In Spagna "ho imparato a mantenere la calma e saper soffrire, è stato molto utile – ha rivelato – Due o tre giorni fa quando ho perso un minuto sugli altri ho sofferto fisicamente e mentalmente. Dopo il problema intestinale (di Bormio, ndr), ho avuto difficoltà ad alimentarmi. Sapevo che dovevo stare calmo e limitare il gap, è stato determinante per la vittoria finale". Non è stato meno importante il lavoro svolto durante la preparazione per questo Giro. "Non sono mai stato un cattivo scalatore, ma ho cambiato metodi di allenamento – ha raccontato – Sono andato a fare allenamenti specifici in montagna a Tenerife e in Sierra Nevada, questo ha migliorato molto le mie caratteristiche". Nonostante il trionfo nel Giro che lo proietta nell'olimpo del ciclismo, Dumoulin vuole però rimanere con i piedi ben piantati a terra. "Sono una persona normale e tranquilla, spero di poter camminare tranquillamente per le vie di Maastricht, è questa la mia speranza", confida il capitano del team Sunweb, che non ha ancora programmato la seconda parte di stagione. "Sono stanco, voglio rilassarmi qualche giorno – ha annunciato – Al momento non ho piani, penseremo in seguito a cosa fare". L'unico pensiero adesso è rivolto al "party di stasera – scherza l'olandese – seguito da quello per arrivare velocemente domattina in aeroporto per tornare a casa, a cui seguirà un barbecue". Un programma normale per un corridore normale. Per ora.
 

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