Il 'black Pulcinella' del rap italiano si racconta in vista dell'uscita del nuovo album

Un black Pulcinella. Si definisce così, Clementino: un po' Snoop Dog, un po' Pino Daniele. Il rapper di Nola è ironico e quando inizia a parlare è tracimante: "Non faccio brutto, non è nella mia personalità". E' reduce dal Festival di Sanremo, nel quale ha partecipato con 'Ragazzi fuori', ora è pronto a presentare al pubblico il suo nuovo disco, 'Vulcano', che uscirà domani. Un lavoro diverso dai precedenti. Sì, perché ora Clementino ha deciso di scrivere solo per sé e di non avere nessun featuring. "Nell'album ho messo cose che mi piacciono e magari che non che piacciono agli altri. Non ci sono collaborazioni, sono completamente solo. E' bello mettere me al centro di tutto", sottolinea. Perché se di una cosa si deve rimproverare, Clementino, è della troppa generosità: "Ho dato mie strofe a tutti, negli ultimi cinque anni sembravo la Caritas (ride, ndr). Tutti avevano un featuring con Clementino. Allora mi sono fermato: basta. Mi dispiaceva dire di no, ma era arrivato il momento di darsi una calmata. E' successo anche che mi abbiano bruciato la macchina per questo motivo. Mi rimproveravano: 'Perché a lui ha scritto delle rime e invece a me no?'. E' difficile da spiegare. Ma non importa: bruciatemi la macchina, ma non mi brucerete mai l'orgoglio".

Perché Clementino arriva dal una terra difficile, quella dei Fuochi, e questo lo ha segnato: "Sono un black Pulcinella anche perché sono comico fuori ma triste dentro. Tiro fuori il mio disagio attraverso la musica". Quale disagio? "Quello psicologico: vengo da un posto in cui un ragazzo che non ha passione e che è disoccupato viene assuefatto dalla noia. E la noia porta a fare cazzate. Mi ritengo superiore ad alcuni colleghi perché, se cresci e vivi a Milano, magari scendi al bar e trovi il manager di Mtv, uno dell'Inter o una velina. A Cimitile chi trovi?".

Ma il disagio, secondo Clementino, non deve sfociare nella violenza. Che Matteo Salvini non rientri fra le sue simpatie, non è un mistero. Ma il rapper è per la libertà d'espressione e non appoggia quello che è successo a Napoli durante la visita del segretario della Lega Nord: "Per me si possono esprimere tutti, se no diventiamo noi come Salvini. Io vengo dai centri sociali, vado a cantare al primo maggio. Ma non sono per la violenza. Quindi sono contro quei ragazzi che hanno fatto casino a Napoli. Fallo parlare, se non ti piace poi lo mandi a quel paese. Tutti devono avere la libertà d'espressione. Per esempio, io sono pro De Magistris, ma anche pro Saviano e trovo inutile lo scontro fra loro. A Napoli qualcosa si è aggiustato, qualcosa è ancora da fare: ma bonificare la Terra dei Fuochi è un lavoro lungo".

Un'ultima stoccata, Clementino la riserva ai colleghi rapper: "Il dissing (la sfida a colpi di rime provocatorie e critiche, ndr) è sana competizione. A differenza, invece, dei video di chi litiga su Instagram. Io cerco di fare il rapper, ti dimostro come rappa un napoletano. Non sto criticando Marra (Marracash, ndr) che è mio fratello: lui ha solo risposto, questo discorso riguarda gli altri, non lui". E il riferimento a Fedez è più che evidente.

 

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