Il tennista numero uno al mondo parla a pochi giorni dal rientro agli Internazionali d'Italia

Jannik Sinner parla al Tg1 a pochi giorni dal suo ritorno in campo in un match ufficiale dopo la squalifica per doping, che avverrà agli Internazionali Bnl d’Italia 2025 in programma a Roma dal 7 al 18 maggio. “Ci vediamo a Roma, speriamo di essere preparati per esserci ma sono molto contento di fare ritorno a Roma, non c’è posto più bello”, ha dichiarato il numero uno al mondo in un’intervista rilasciata al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. Parlando della sua partecipazione ai prossimi Internazionali d’Italia, Sinner ha aggiunto: “Molto presto ci saremo non solo io ma tutto il gruppo italiano che è incredibile. Ci aspettiamo un bel tifo”. 

Sinner: “Avevo perso divertimento, torno con mentalità diversa” 

In questo periodo di stop forzato dai campi, Sinner ha spiegato di aver avuto modo di riflettere sul fatto che stesse perdendo la parte divertente del gioco del tennis. “Ci alleniamo tanto per divertirci quando giochiamo una bella partita ma sentivo che il divertimento giorno per giorno andava via” non è “come un giocatore si dovrebbe sentire”, ha confidato Sinner nell’intervista a Chiocci parlando della sua decisione di patteggiare sul caso Clostebol. In vista degli Internazionali di Roma il numero uno al mondo si dice “molto contento di rientrare in campo, soprattutto a Roma, un torneo speciale per me. Però sicuramente con una mentalità diversa”. 

Sinner: “A un certo punto ho pensato di lasciare”

“C’è stato mai un momento, specie nei primi tempi, in cui ho pensato di mollare tutto? Si, sì. Mi ricordo che prima degli Australian Open quest’anno ero in un momento non felicissimo, ho detto: ‘C’è ancora quel caso di doping’, e a fine anno ho detto: ‘Ok, è passato quest’anno, vediamo l’anno prossimo e com’è la situazione’. Arrivato in Australia, non mi sentivo proprio a mio agio nel locker room, dove mangiavo e i giocatori mi guardavano in modo diverso.. Non mi piaceva proprio, e lì ho detto: ‘È pesante vivere il tennis in questo modo qua’”, ha raccontato ancora il tennista azzurro. “Io ero sempre uno che scherzava, che andava nel locker room, con questo e quell’altro scherzavo, non mi sono sentito a mio agio, poi ho detto: ‘Magari dopo gli Australian stacco un pochettino, e magari mi fa bene’. È andata così come è andata, ma non volevo che andasse ecco. Forse in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi è troppo. E la ragione per cui non ho giocato Rotterdam è proprio quella lì“, ha concluso. 

“Disparità di trattamento? Io controllato più di altri”

Ognuno ha gli stessi protocolli, ognuno quando è positivo ha lo stesso percorso da fare, non c’è nessuno che ha dei trattamenti diversi”, ha poi detto Sinner, rispondendo alle polemiche secondo cui il suo caso di positività al Clostebol sarebbe stato trattato diversamente rispetto a quello di altri atleti. “Ho ricevuto un po’ di critiche che sono stato trattato in modo diverso, invece no. Mi hanno controllato anche forse più degli altri, perché sono andato avanti quando dovevo finire, poi la Wada ha fatto il processo di nuovo”, ha sottolineato l’azzurro. 

Sinner: “Famiglia e team mi hanno aiutato in quei momenti”

Sinner ha spiegato quanto sia stato importante il sostegno della famiglia e della sua squadra per superare i momenti più difficili. “La fortuna che ho avuto è quella di avere persone intorno a me che mi hanno aiutato molto in quei momenti e che mi hanno creduto su quello che è successo. Parlo del mio team, delle persone che ho vicino, della famiglia”, ha dichiarato il tennista altoatesino.  “Alla fine ho costruito un po’ la mia bolla dove nessun altro entrava e questo sicuramente mi ha dato la voglia di continuare – ha proseguito – la voglia di prepararci bene per i Grand Slam, perché comunque l’anno scorso ho giocato molto bene i Grand Slam, ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros. Però il Roland Garros poi l’ho giocato molto bene. E’ andato tutto comunque bene anche se io non mi sono sentito una persona felice in campo”.

Sinner e gli scatti di ira: “Anche io li ho, in campo è come giocare a poker”

“Se non ho mai uno scatto di rabbia? Ne ho anche io. E ne ho tanti”, ha detto ancora il numero uno al mondo nell’intervista. “Però – ha proseguito Sinner – giocare a tennis è come giocare a poker, perché quando vedi l’altro che ha un momento di difficoltà, e tu lo vedi, questo ti dà la forza. Ci sono tanti momenti dove c’è sempre qualcosina che non va però alla fine è un gioco e il tennis lo devi giocare. Se vuoi spaccare la palla o se vuoi chissà cosa, questo non funziona”, ha spiegato.

Sinner ha parlato anche dell’emozione provata quando ha saputo di essere il numero uno al mondo. “La più grande che ho provato giocando a tennis da professionista”, l’ha definita. “Una sensazione incredibile, perché non è solamente un risultato, ma è il risultato di un anno intero”, ha spiegato. “Un altro momento pazzesco, da italiano, è quando entri al Centrale a Roma, o a Torino. Non sembra neanche di stare in un campo da tennis, sembra uno stadio di calcio, è pazzesco, una sensazione che è molto difficile da raccontare”, le parole di Sinner nell’intervista al Tg1.

Sinner e il coach Cahill: “Ogni cosa bella ha una fine”

Sinner è tornato anche sull’addio annunciato dal suo tecnico Cahill, che lascerà il circuito a fine anno. “L’anno scorso mi ha detto che sarebbe stato il suo ultimo anno, è una sua scelta, abbiamo fatto tante cose e tanti risultati insieme, però ogni cosa bella ha una fine. Va bene così. In un anno possono cambiare tante cose”, ha aggiunto riferendosi alla decisione del suo coach di lasciare a fine stagione. 

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