In un'annata difficile da dimenticare per vari motivi Pecco ha costruito il suo capolavoro

Un campione ha paura di perdere, tutti gli altri hanno paura di vincere. E sta in una delle citazioni sullo sport più consumate, la sintesi del percorso mentale che ha portato Pecco Bagnaia al successo bis in MotoGp. Il pilota della Ducati, dopo il trionfo del 2022, costruito grazie ad una rimonta ‘monstre’ su Fabio Quartararo, si è confermato il numero uno della classe regina andando oltre se stesso e la propria storia, prendendo a spallate paura, infortuni, rimonte agguerrite e senza esclusione di colpi di rivali affamati come Jorge Martin, amico-nemico, compagno e avversario indomito in sella all’altra Ducati, quella del team satellite Pramac.

Si dice che vince due volte chi nell’ora della vittoria supera i propri limiti. Ed è andata proprio così. In questo 2023 difficile da dimenticare, per la qualità degli interpreti e la nuova formula che metteva in palio doppie gare ad ogni weekend con l’introduzione fissa della ‘sprint race’, Pecco ha costruito il suo capolavoro tenendo a freno quella sana pressione che trasforma i vincenti in autentici campioni. Lo sport insegna che confermarsi è sempre più difficile che vincere e Pecco, al suo secondo titolo consecutivo dopo il trionfo del 2022 a 50 anni dal mito Agostini, ne era consapevole fin dal primo giro del primo Gp della stagione. Per questo si è affidato al talento ma anche e soprattutto al cuore e alla testa nei momenti più duri resistendo anche alla sterzata del destino: la caduta rovinosa di Barcellona a settembre in cui ha rischiato la vita (Brad Binder che lo travolge con la Ktm salendogli sulla gamba provocandogli fortunatamente solo contusioni e tanto spavento è una delle scene indelebili di questo 2023) ha cambiato la sceneggiatura di una stagione che stava diventando monotona a causa dei successi in sequenza del pilota torinese, dominatore assoluto della prima parte del Mondiale. Da allora il ducatista con il numero 1 sul cupolino (scelta fatta sfidando cabala e scaramanzie perché “l’1 rappresenta chi sei”) non è stato veloce come prima. Ma Pecco ha saputo resistere, lottare, conquistare punti quando sembrava impossibile (memorabili quelli in sprint race a Misano proprio dopo l’incidente di Barcellona), uscendo vincitore anche dalla ‘trappola’ delle gomme Michelin (‘performanti’ a corrente alternata a detta di alcuni piloti) che tanto hanno fatto infuriare Martin.

Il tutto grazie anche ad una Desmosedici che si è confermata imbattibile. La casa di Borgo Panigale ha battuto ogni record: 17 successi su 20 (primato assoluto con 16 doppiette e 60 prime file) portando sul podio più alto Bagnaia, Enea Bastianini (Ducati Lenovo Team), Jorge Martin (Prima Pramac Racing) e Marco Bezzecchi (Mooney VR46 Racing Team), oltre a Johann Zarco (Pramac) e Fabio Di Giannantonio (Gresini). Non solo: 43 podi consecutivi nella stessa stagione in MotoGp (46 contando anche il 2022) con tutti gli otto piloti in sella alla Desmosedici saliti sul podio, anche Luca Marini (VR46 Racing Team) e Alex Marquez (Gresini). Una concorrenza spietata e agguerrita che per Bagnaia si fa ancora più dura e complicata con l’arrivo nel 2024 dell’otto volte campione del mondo Marc Marquez, convinto a passare in sella alla Team Gresini per la sua rinascita. Un’eccellenza che si aggiunge al tre volte iridato torinese (vincitore in Moto2 nel 2020) e ad altri campioni del mondo nelle classi propedeutiche come Martin, Bastianini, Morbidelli e Alex Marquez. Per il pilota torinese dunque la sfida per restare il numero uno si moltiplica. “Bagnaia ha già studiato come guida Marc Marquez e Marc Marquez prima di salire sulla moto nei test ha guardato i dati per vedere come entra in curva Bagnaia”, ha fatto sapere l’ad di Ducati, Claudio Domenicali che non vede l’ora di assistere al braccio di ferro. Pecco affronterà la battaglia interna con il solito ardore e tenacia, consapevole che il miglior antidoto per vincere è aver paura di perdere.

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