Oltre 30mila gli atleti provenienti da tutto il mondo che correranno nel giorno del Patriots' day

Tutto pronto per la 128sima edizione della Boston Marathon. Qualcuno definisce questa cittadina da 650mila abitanti del Massachusetts, famosa per le sue università e i centri di ricerca, la Mecca del running, e non è certo un caso. Qui infatti si corre la maratona più antica e prestigiosa al mondo, quella che tutti gli appassionati della disciplina sognano di correre almeno una volta nella vita. La sua fondazione risale all’aprile del 1897, un anno dopo la maratona olimpica di Atene: il percorso collinare, inizialmente meno di 40 chilometri come quello dei Giochi, scorreva da Ashland a Boston, ricalcando le sembianze del tragitto di Filippide, da Maratona ad Atene.
 
In quella prima edizione chiamata American Marathon partirono in 18, arrivarono in quindici: a vincere, tagliando per primo la finish line di  Irvington Oval, fu il newyorkese John J. McDermot in  2:55:10.  La gara prese le sue sembianze attuali solo nel 1924, coprendo i 42,195 chilometri che intanto erano stati ‘codificati’ come distanza ufficiale della maratona: quest’anno ricorre appunto il centenario della partenza da Hopkinton, uno dei sette comuni attraversati: gli altri sono  Ashland, Framingham, Natick, Wellesley, e ovviamente Boston, dove la finish line è posizionata sul rettilineo di Boylston street, a pochi metri da Copley Square.  

La Boston Marathon è stata teatro di numerose prime volte della storia dell’atletica: nel 1966 una donna, Roberta ‘Bobbi’ Gibb, tentò di iscriversi ma le fu negato: corse da ‘abusiva’, partendo poco dopo i corridori ufficiali, e arrivando al traguardo in  3:21:40 ,  impresa ripetuta nei due anni successivi. Nel 1967 però  Kathrine Switzer, si iscrisse solo con le iniziali, K.V. Switzer, per eludere il divieto di partecipazione per le donne e guadagnare il suo pettorale: gli organizzatori, accortisi dell’inganno, tentarono di allontanarla, strattonandola, ma riuscì a restare in gara e compì l’impresa in   4:20:00 . Nel 1972 il regolamento fu  finalmente cambiato, aprendo – prima volta al mondo – la competizione alle donne. Nel 1975 Boston  fu la prima gara a includere una categoria per corridori in carrozzina. La prima volta in cui la maratona non si è tenuta? L’anno della pandemia da Coronavirus, nel 2020. E nel 2021 è stata la prima volta che, sempre a causa dell’allarme sanitario, non si è corso ad aprile ma a ottobre. 

La data dell’evento organizzato dalla Boston Athletics Association ha una valenza simbolica nella storia americana: dal 1897 al 1968 si è tenuto nel giorno del Patriots’ Day, una festività che commemora l’inizio della guerra di indipendenza americana e che è riconosciuta solo nel Massachusetts e nel Maine. Inizialmente era fissata al 19 aprile, e così la maratona: l’unica eccezione era quando la ricorrenza cadeva di domenica, e la gara si svolgeva il giorno successivo, il lunedì 20. Nel 1969 la festività è stata però ufficialmente spostata al terzo lunedì di aprile, e così viene decisa la data della gara: quest’anno la Boston Marathon si corre lunedì 15. E a salutare i runner ci sarà ad Ashland una nuova statua: quella di Spencer, il golden retriever diventato la mascotte della gara: per anni, con la pioggia battente o sotto il sole, ha incoraggiato tutti i runner che passavano e che spesso non resistevano all’impulso di fermarsi a dargli una carezza. Spencer è scomparso prima della maratona dello scorso anno e il suo papà, Rich Powers, ha promosso una raccolta fondi per realizzare la scultura inaugurata pochi giorni fa.

Lunedì sulla start line della Boston Marathon per la prima volta sponsorizzata da Bank of America ci saranno circa 30mila atleti, provenienti da 129 paesi del mondo e tutti e 50 gli Stati Usa. I runner di nazionalità italiana saranno  287, di cui 245 residenti nel nostro Paese. Nella lista degli élite un solo connazionale: Giovanni Grano, non un professionista della corsa ma ingegnere informatico nella vita, che punta, come ha raccontato a LaPresse, ad arrivare tra i primi 15. Chi vincerà? Il record maschile della corsa resiste dal 2011, ed è del keniano Geoffrey Mutai che chiuse in 2:03:02. Proveranno a batterlo il campione degli ultimi due anni Evans Chebet, vincitore nel 2023 in 2:05:54, l’etiope Sisay Lemma, che ha un personale  di 2:01:48 con cui ha vinto a Valencia lo scorso dicembre, e il tanzaniano Gabriel Geay, con un miglior tempo di 2:03:00 sempre a Valencia, l’anno precedente. Torna a Boston anche Meb Keflezighi, medaglia d’argento ad Atene dietro Stefano Baldini, che celebrerà il decennale della sua vittoria a Boston, nel 2014, quando riportò il primo posto agli Usa dopo 31 anni. Nella gara femminile, l’attesa è per il ritorno della campionessa 2023 Hellen Obiri, che dovrà vedersela con le etiopi Tadu Teshome, 2:17:36 di personale, e Hiwot Gebremaryam, 2:17:59. In campo anche  Desiree Linden, prima statunitense in 33 anni a vincere la gara nel 2018.

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