La 34enne keniota ora punta a Parigi 2024

Il 2023 è stato l’anno della consacrazione su strada: Hellen Obiri ha portato a casa due delle maratone più importanti al mondo, quella di Boston ad aprile e quella di New York a dicembre. Argento nei 5000 metri piani alle Olimpiadi di Rio e Tokyo, unica donna ad aver vinto titoli mondiali indoor, outdoor e nella corsa campestre, la 34enne keniota aveva esordito sulla distanza regina lo scorso anno nella Grande Mela, piazzandosi sesta. Questione di tempo: la pista, racconta a LaPresse, le è rimasta nel cuore, ma la mente è già proiettata ai 42 chilometri di Parigi 2024.

Gli esordi nell’atletica

“Ho iniziato a correre a 10 anni perché amavo lo sport. Quando le persone andavano a vedere le gare le seguivo, dicendo: ‘Cosa stai facendo?’. Quindi direi che fin da piccola mi piaceva guardare l’atletica ed è per questo che sono diventata un’atleta”. A quei tempi “guardavo Vivian Cheruiyot che correva così bene. Era così piccola e così giovane, ma correva così bene e mi ha ispirato molto. Oggi, a guardare il suo curriculum, sono quasi come lei, ma lei ha vinto le Olimpiadi. Quindi, se riuscissi a vincere anche io, sarei proprio come lei! Sono felice che ora sia una mia buona amica, correvamo spesso insieme in Kenya e condividiamo lo stesso management, quindi la conosco bene”. L’atletica è uno sport considerato solitario, ma “ciò che amo di più della corsa sono le persone, conoscere gente da altri Paesi e fare amicizia. Quando si gareggia no, non c’è amicizia, ma dopo sì, possiamo corricchiare insieme, parlare, chiederci come è andata, dove sarà la prossima gara. Mi piacciono quei momenti”. Quello che non le piace invece “sono gli infortuni, li odio, odio che magari in una gara non puoi dare il massimo perché ti sei fatto male!”.

Dal Kenya al Colorado

Dal suo Kenya – è originaria di Kisii – Obiri si è trasferita da qualche tempo a Boulder, in Colorado, con la sua famiglia. “Ci piace mangiare keniota, il chapati a colazione e l’ugali per il the, ma da quando sono negli Usa ho iniziato anche a bere il caffè americano e il cappuccino”, confessa, “mia figlia invece adora McDonald’s, quindi ogni tanto come premio lo compriamo!”. Da quando è in America ha anche modificato il suo allenamento, inserendo esercizi di forza che prima non faceva. “All’inizio è stata una sfida, perché non riuscivo a fare i movimenti e non capivo perché li facessi e quindi cercavo sempre di rimandare, dicevo: ‘Corro da 10 anni, perché vuoi che lo faccia ora?’. Ma il mio allenatore Dathan mi ha detto che mi avrebbe aiutato in futuro. In effetti, ora li faccio tre volte a settimana e ne vedo i benefici. Sento che il mio stile di corsa è migliorato“. Nel tempo libero, Hellen adora cucinare, “mi piace imparare cose nuove, la settimana scorsa ho tentato una torta alla vaniglia: la prima volta non era buona, ma ora ci sono quasi!”. Anche la tv va bene per rilassarsi, “guardo sempre il telegiornale del Kenya, così so cosa succede a casa”.

Obiettivo Parigi 2024

Tra pista e strada non ha dubbi: “La mia gara preferita sono i 5000 su pista, per prepararti non devi correre così tanto e mi piacciono gli allenamenti. Se ti capita di saltarne uno poi non è una tragedia: invece per la maratona ho imparato che non puoi fare bene se non ti alleni al meglio!”. Eppure, sulla distanza quest’anno ha avuto successo ben due volte: “Boston è stata davvero straordinaria per me, perché vincere una maratona importante è stato incredibile e ha dimostrato che potevo farcela”, racconta. “È stata una gara difficile perché il gruppo di elite era davvero forte, e non ero sicura perché a New York l’anno prima non ero andata bene. Tutti mi dicevano: ‘Perché hai scelto di andare a Boston? È così difficile’ e io rispondevo: ‘Lasciatemi andare lì a provarci’. Anche New York è stata dura, ma credo che Boston sia stata un po’ più difficile”. Ora si gode il meritato riposo, “dopo una maratona ci possono volere un paio di mesi per recuperare bene, poi mi siederò con il mio allenatore e il mio team per decidere cosa è meglio. Per quanto mi riguarda spero che il meglio siano le Olimpiadi di Parigi! Il percorso è difficile, ma dopo aver corso a Boston e a New York, e dopo aver fatto tante gare di cross nel corso degli anni, spero che sia un buon percorso per me, che mi preparerò bene e sarò pronta”.

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