L'ad in un'intervista alla Stampa: "Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla"

Non si placano le polemiche sul caso di Antonio Scurati dopo che la Rai ha deciso di cancellare il monologo dello scrittore sul 25 aprile che sarebbe dovuto andare in onda nella puntata di ‘Che Sarà‘ sabato sera. A denunciare la cancellazione era stata la conduttrice del programma Serena Bortone, che poi in apertura della trasmissione ha letto lei stessa il monologo. 

“Nella puntata di oggi come probabilmente molti di voi sapranno essendo la notizia su tutti i siti da stamane era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, monologo che non ci sarà – ha detto Bortone – ieri sera ho scoperto del tutto casualmente che il contratto di Scurati era stato annullato, e pur avendo passato tutta la sera a telefonare, mandare messaggi, email, non sono riuscita a ottenere alcuna spiegazione. Stamattina per prima cosa ho dovuto chiamare Scurati per spiegargli l’accaduto. Siccome ho letto ricostruzioni fantasione e offensive, qualche giornale ha scritto che ci sarebbe stata una questione di soldi, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo che aveva scritto per noi autorizzandomi a leggerlo”.

L’azienda ha spiegato che non ci sono ragioni editoriali ma solo economiche. Quindi è stato pubblicato il testo che l’ex Premio Strega avrebbe pronunciato in diretta, che contiene un attacco diretto alla premier Giorgia Meloni, rea di non aver rinnegato la sua “cultura neofascista”.

Poi è la stessa presidente del Consiglio a intervenire sui social e a pubblicare per intero il monologo, assicurando di non aver mai chiesto “la censura di nessuno”.

Scurati a Meloni: “Violenza per aver espresso il mio pensiero”

“Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo. Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?”. Così in una lettera pubblicata su Repubblica lo scrittore Antonio Scurati replica alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Gentile presidente – scrive Scurati – leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere ‘quale sia la verità’ sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno”. Lo scrittore dice di credere di non meritare “questa ulteriore aggressione diffamatoria”. “Io – scrive ancora Scurati – non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a ‘motivazioni editoriali’, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico”. “Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato – afferma Scurati – Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso”.

Usigrai a Sergio: “Dica chi vuole distruggere l’azienda e la difenda”

“Gentile amministratore delegato, leggiamo un suo colloquio pubblicato oggi dal quotidiano La Stampa in merito alla censura del monologo di Antonio Scurati. Il titolo le attribuisce questo virgolettato: ‘Vogliono distruggere la Rai. Ora chi ha sbagliato paghi. Nessuno mi ha informato di cosa stava accadendo’. Se vuol difendere l’azienda, lei ha il dovere di dire chi la vuole distruggere. E di difenderla. Anche perché quello che sta accadendo oggi è il frutto prevedibile delle scelte assunte in questi mesi. Per questo noi abbiamo il dovere di ricordarle che il suo primo atto come Ad è stato quello di nominare Direttore generale, una persona che ha definito l’antifascismo nel 2019 ‘una caricatura paradossale'”. Così l’Usigrai in una lettera aperta all’ad della Rai, Roberto Sergio, dopo il caso Scurati e la denuncia secondo la quale ‘vogliono distruggere’ l’azienda.

“E dobbiamo ricordarle che – solo per limitarci agli ultimi giorni – all’interno della direzione Approfondimento sono state prese decisioni che minano la credibilità e l’autorevolezza della Rai. Dalla scelta di parlare di aborto a Porta a Porta con 8 ospiti tutti uomini, alla decisione di cancellare metà delle repliche estive di Report. E ora la cancellazione del contratto ad Antonio Scurati per ‘motivazioni editoriali’. Così come dobbiamo ricordare che il Direttore dell’approfondimento è stato scelto da lei. E non ci sono state conseguenze quando sul palco di Atreju ha definito Fratelli d’Italia ‘il nostro partito’. Ma non è mai tardi per cambiare rotta. Quindi restiamo in attesa degli annunciati ‘provvedimenti drastici'”, prosegue l’Usigrai nella lettera. “Anche perché, gentile Amministratore Delegato, temiamo che non l’abbiano informata nemmeno in merito alla replica dell’Azienda al comunicato sindacale Usigrai letto oggi nelle principali edizioni dei telegiornali. La replica parla di ‘tentativo di strumentalizzare con polemiche sterili un caso montato sul nulla’, mentre lei sulla Stampa La definisce ‘una questione che non può finire qui” e annuncia “provvedimenti drastici’. Qual è quindi la valutazione aziendale?”, conclude l’Usigrai.

Schlein: “Rai megafono del potere, non più servizio pubblico”

“La trovo una vicenda molto grave e voglio esprimere innanzitutto solidarieta ad Antonio Scurati. Questa Rai non è più servizio pubblico, la stanno trasformando nel megafono del governo. È stata una vera e propria censura, a cui ha fatto seguito un attacco da parte della destra, del partito di Giorgia Meloni e, tra le righe, anche di Giorgia Meloni stessa. Una violenza, come l’ha definita Scurati”. Lo dice, in una intervista a Repubblica, la segretaria del Pd Elly Schlein, intervistata dal direttore Maurizio Molinari sul palco del Palazzo Reale di Napoli.

Conte: “Vicenda Scurati grave, intellettuale abbia libertà parola”

“Quanto accaduto ieri a Scurati è grave in sé, perché parliamo del servizio pubblico e di uno scrittore, un intellettuale che dovrebbe avere libertà di parola”. Lo ha detto Giuseppe Conte, presidente del M5S, a “la Repubblica delle idee” a Napoli. “Si è parlato di censura, il dirigente interessato ha cercato di negarlo ma poi l’abbiamo visto nero su bianco che i motivi della cancellazione sono stati editoriali”, ha aggiunto Conte.

Sergio: “Vogliono distruggere la Rai, ora chi ha sbagliato paghi”

“Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla”. A parlare, in un colloquio con La Stampa, è Roberto Sergio, ad della rai, in merito alla cancellazione del monologo dello scrittore Antonio Scurati sul 25 aprile dalla trasmissione ‘Che sarà’ condotta da Serena Bortone su Rai3.

“Quello che è accaduto non può finire qui – afferma – Per lunedì ho chiesto una relazione, saranno presi provvedimenti drastici. Surreale come sia potuto accadere, è necessario approfondire e dare risposte. Chi ha sbagliato paga”.

Sergio spiega che se avesse avuto “contezza” della trattativa con lo scrittore, “la questione avrebbe avuto un esito diverso”. “Io lo avrei mandato in onda e avrei chiesto a Serena Bortone, nel caso fosse stato necessario, un riequilibrio ai sensi della normativa che disciplina la par condicio”, aggiunge.

“Nessuno mi ha informato. Ho appreso del caso Scurati dal post che la giornalista Serena Bortone ha pubblicato profili social” e, dal suo punto di vista, “si doveva agire diversamente”.

“Possiamo anche discutere sulla richiesta di mille e 800 euro per un minuto in trasmissione, se fosse esagerata o meno o non compatibile con gli standard Rai, e quindi anche eticamente inaccettabile, ma certamente non lo avrei censurato”, sottolinea.

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