L'artista: "Sto studiando come un matto"
Arriva a Sanremo quasi a sorpresa, dopo essersi fatto conoscere e apprezzare da tanti fan in breve tempo e aver superato la finale dei Giovani per essere ammesso sul palco dell’Ariston. Will, nome d’arte di William Bussetti, veneto di 23 anni con madre di Manchester e un passato nel calcio a buoni livelli, si presenta con il brano ‘Stupido‘, che parla di amore e della difficoltà a esprimere i sentimenti. Lui ha le idee chiare: “Vorrei onorare la storia di questo palco arrivando più preparato possibile”. Per questo, rivela, “sto studiando come un matto, voglio arrivare il più intonato possibile, la mia più grande pressione in questi giorni è essere all’altezza di chi canta prima e dopo di me”. Un segno di umiltà e di consapevolezza: Will sa bene con chi dovrà confrontarsi. “Arrivo dallo sport, ho sempre giocato a calcio e lo sento il peso della competizione. Ma Sanremo è anche pensare al mio viaggio, e non sono in una posizione in cui posso pensare alla gara. Certo, essere sullo stesso palco di artisti enormi è incredibile”. Su tutti, Giorgia: “Non vedo l’ora di incontrarla, è una parte importante anche della mia storia familiare. E sono sicuro che mia mamma tiferà più per lei che per me. Secondo me è una delle voci più belle che abbiamo”.
Will sa di essere al centro del più importante evento musicale, e si sta preparando: “Per me – racconta – già la finale di Sanremo Giovani era un bel traguardo, ci tenevo molto. Ora devo ancora realizzare tutto il lavoro da fare, ci sarà molto da soffrire ma anche, spero, da divertirsi”. Come sul campo di calcio: “A 16 anni ero nelle giovanili del Chievo, poi sono tornato nelle mie zone, nel Trevigiano, e ho giocato in Eccellenza e serie D. Poi con l’università ho avuto via via meno tempo e ho smesso di giocare ad alti livelli”. Ora può sognare la Nazionale cantanti: “Chissà, certo mi piacerebbe”.
Prima però c’è il Festival, dove Will arriva con ‘Stupido’, “una di quelle canzoni nate ancora alla fine della sofferenza per il Covid, quando non sapevamo se saremmo potuti uscire o no, tutto era sospeso. Ci ho lavorato molto, volevo che fosse un pezzo d’amore non teen, che andasse bene per tutti. Poi l’ho accantonato un po’ fino a quando abbiamo deciso di tentare a Sanremo, ma nasce da sessioni giornaliere di scrittura. È un brano che parla delle stupidaggini che si fanno legate all’amore, all’affetto. Anch’io ne ho fatte, ma a volte serve fare gli stupidi per esprimere concetti non facili da dire a parole“. Will si è avvicinato seriamente alla musica solo di recente: “Ho cominciato – racconta – perché in pandemia cercavo un nuovo modo di comunicare. Inizialmente era solo scrittura, poi è arrivata anche la musica, che è il posto dove mi sento completamente libero, me stesso”. L’artista riassume in sé la cultura anglosassone della madre e quella italiana del padre, e fin da piccolo è cresciuto con il pop britannico e il nostro cantautorato: non fa mistero di amare soprattutto Fabrizio De Andrè. Ora con Sanremo “so e spero che cambierà molto, ma spero di restare me stesso”.
Intanto, dopo il Festival, a maggio Will si prepara a tornare live con lo ‘Stupido Tour Venti23’, organizzato e prodotto da Magellano Concerti: “Quando sento il calore della gente, che canta con me, è lì che mi sento davvero artista”.
Spazio infine alla goliardia, per spezzare la tensione, con l’ormai amatissimo Fantasanremo: “L’ho sempre fatto – rivela – anche prima che diventasse mainstream, e starò al gioco, è una cosa divertente che restituisce alla musica l’aspetto del gioco, che ci deve essere. Spero di dare grandi soddisfazioni ai fantallenatori”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata