Lo storico chitarrista Harrison: "Si sperimenta ancora nella musica ma manca pubblico abituato a sentirla"

“Una reunion dei Talking Heads? La vedo improbabile anche se il docufilm ‘Stop making sense’ ci ha riportato insieme ed è stata una esperienza piacevole“. Non concede spazi ai sogni dei fan Jerry Harrison, storico chitarrista dei Talking Heads, su una eventuale reunion del più grande gruppo new wave di tutti i tempi. Questo però non ha impedito alla band di rivedersi per il restauro del film-concerto ‘Stop making sense’, presentato oggi alla Festa del cinema di Roma. “Non è un mistero che ci siano state frizioni tra alcuni componenti della band – ha aggiunto Harrison – ma questo periodo ci ha fatto ritrovare l’orgoglio di un tour e di un album che abbiamo amato molto”.

“Nel lavoro di ricerca del materiale originario – ha spiegato James Mockoski, responsabile del restauro del film che lo ha accompagnato in questo viaggio a Roma – la sorpresa più grande è stata quella di trovare le sequenze scartate nel montaggio originario che abbiamo poi usato in questa versione restaurata e questo ha permesso di ampliare l’esperienza del concerto”. Harrison si è poi lasciato andare a una sua valutazione sull’attuale fase di sperimentazione dello scenario musicale: “Credo che ci sia molta musica sperimentale e non penso sia quella a mancare ma piuttosto un pubblico abituato ad ascoltarla e un luogo dove poterla ascoltare. Una volta le persone seguivano le tournée oggi forse la si trova in un club, in una discoteca con un dj perché la musica sperimentale ha bisogno di un feedback emotivo. Anche a teatro c’è un riscontro, una risata o un pianto. Una volta era un rapporto più sano e organico oggi c’è distanza una creata anche dalla tecnologia e dalla nostra attenzione sempre più limitata nei confronti delle cose”, ha aggiunto il musicista che il 24 ottobre sarà all’Alcatraz di Milano per ‘Stop Making Sense Party’.

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