Presentato 'Finalmente l'Alba'. Il regista: "Italia ancora un paese pericoloso per le ragazze"

È la Roma post bellica della Dolce Vita, ma è anche l’Italia in cui il mondo dello spettacolo e quello della cronaca nera a volte si incrociano pericolosamente e “la vittima scompare dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi possibili carnefici“. È in questo contesto che si sviluppa la trama di ‘Finalmente l’alba’, il film che Saverio Costanzo presenta in concorso alla mostra del cinema di Venezia con una dedica speciale per al papà che non c’è più, Maurizio Costanzo. Il film prodotto da Wildside e Rai Cinema sarà proiettato stasera, 1 settembre, e dal 14 dicembre sarà al cinema.

Il cast stellare e la trama

Nel cast stellare compaiono Lily James, Joe Keery, Rachel Sennott, Alba Rohrwacher, Willem Dafoe e l’esordiente e giovanissima Rebecca Antonaci, protagonista nei panni di Mimosa. La ragazza si trova quasi per caso a Cinecittà dove accompagna la sorella e, insieme a lei, a sorpresa viene scritturata come comparsa. Dopo avere accettato l’invito di un gruppo di attori americani, Mimosa trascorre con loro una notte interminabile in cui scopre un mondo di luci e ombre. Un viaggio che per lei termina solo all’alba e che la trasformerà in donna.

Il caso Wilma Montesi

Una storia simile a quella di Wilma Montesi, ma con un diverso epilogo. Il film, infatti, è stato inizialmente ispirato dal caso di cronaca avvenuto nell’aprile del 1953 e divenuto uno dei primi casi mediatici nella storia d’Italia. La vicenda infatti coinvolgeva personalità della politica e dello spettacolo che con lo scorrere del tempo si sono prese la scena e, per dirlo con le parole del regista, “è svanita la vittima, di questa ragazza morta non è fregato più niente a nessuno“.

“Italia pericolosa per le donne”

“Una ragazza buttata sulla spiaggia con le calze tirate giù… sono immagini, quelle della Montesi, che rimangono dentro. Ogni volta che vedevo il ripetersi di questa storia rivedevo quell’immagine lì”, rivela Costanzo, per il quale la condizione delle donne non è poi così migliorata in questi cinquant’anni. “Questo non è un Paese semplice per la donna, è una questione culturale in Italia, lo ritengo anche pericoloso per una ragazza“, osserva il regista, che spiega di trovarsi più a suo agio “con personaggi femminili e non è una strategia, mi viene semplicemente più naturale ed è anche più divertente. Se i maschi riescono a dialogare con la loro parte femminile imparano tantissimo da loro stessi”. Per Mimosa, però, Costanzo ha voluto scrivere un altro finale. “Mi sembra un’abitudine che abbiamo perfezionato negli anni, quella di non avere più nessuna empatia con la vittima e di non interessarci. Mi sono immaginato che un’aspirante attrice come Wilma avesse quello stesso sogno. Poi, come accade spesso scrivendo, l’idea iniziale è cambiata e piuttosto che far morire un’innocente ne ho cercato il riscatto. Mi piace infatti pensare che ‘Finalmente l’alba’ sia un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore”.

Antonaci: “Io e Mimosa siamo cresciute insieme”

In questo film, lo stupore ha gli occhi e il volto di Antonaci, classe 2004, conosciuta da Costanzo sul set di uno spot pubblicitario. “Io e Mimosa siamo cresciute insieme“, dice l’attrice manifestando la sua “grande vicinanza al personaggio”. “Una ragazza essenziale e semplice, mi ha colpito molto questo suo lato vero. È stata un’esperienza meravigliosa lavorare con tutto il cast e soprattutto con Saverio, è riuscito a comunicarmi perfettamente ciò che voleva, la sua visione del personaggio. Mi sono anche divertita, è il mio primo film importante”. Così come il budget, che sfiora i 30 milioni di euro. “Ma questo del budget -rimarca il regista- non è un tema per me. Non riesco strategicamente a pensare: faccio un film grande per il pubblico e uno piccolo per me. Hanno tutti lo stesso processo creativo, ci sono storie che richiedono grandi mezzi e altre no“. “Se un film ha bisogno di un impianto produttivo più importante, dobbiamo cercare di assecondare le esigenze del film”, concorda Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema. “Il budget -aggiunge- è al servizio del film e non il contrario”.

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