Abbandonati i fantasmi, Cristiano De André si confessa, a quasi 55 anni, finalmente soddisfatto della sua vita

Un album contro la guerra, contro i depistaggi del bene e del male. Così Cristiano De André descrive il suo nuovo disco, De André canta De André Vol III, che uscirà venerdì 6 ottobre. Si tratta del terzo capitolo di un lungo percorso di riscoperta e rivisitazione dei successi del padre. "Quello che mi fa piacere ricordare di lui – racconta Cristiano – è la sua grande coerenza, il non essere mai stato influenzato da nessuno ed essere sempre andato avanti sulla sua strada. Ancora oggi è un appiglio per molti ragazzi in questo buio esistenziale".

De André si confessa, a quasi 55 anni, finalmente soddisfatto della sua vita, dopo aver lasciato indietro "diversi fantasmi", e avere raggiunto l'accettazione di sé: "Non ho avuto una vita e un padre semplici: ne hanno risentito i miei figli. Non sono un genitore perfetto e canonico. Ma ho perdonato mio padre e anche me stesso".

Ancora una volta, De André affronta le opere del papà con garbo e delicatezza cercando di renderle più sue: tanta chitarra però con influenze world, etniche e elettroniche. "Quando si riesce a inseminare con altre visioni un progetto che è a senso unico, lo si porta a qualcosa di più grande e internazionale. Ho cercato di contaminare le canzoni mio padre", spiega Cristiano.

De André è emozionato e contento del risultato del disco, che considera il migliore dei tre volumi. Nel raccontarlo, mette una passione quasi adolescenziale e utopistica. Auspica un "nuovo rinascimento" e spera nella creazione "di un mondo migliore, senza politici di turno incapaci o ladri, per non rimanere inerti a vederli che si portano via i nostri soldi". E ancora, chiede di "far scivolare via 'il troppo' che ci porta lontano dalla poesia, dall'arte e dall'anima".

Poi, redarguisce la stampa: "Voi giornalisti siete comprati. Dovete ribellarvi senza aver paura di perdere il posto di lavoro". Il rinascimento, Cristiano De André lo vede nei giovani, nei suoi figli: "Sento che c'è il bisogno di riscoprire il nostro 'io' interiore che è stato messo da parte in questi anni di capitalismo. Ci riprenderemo nel momento in cui i ragazzi ci daranno una mano a ritrovare l'energia dell'arte che avevamo negli anni '70 e che abbiamo oscurato per un impero che dice che la felicità si può comprare". Intanto, al di là dei discorsi vagamente populisti, De André fa progetti per il futuro. Nell'ambito della rivisitazione dei lavori del padre, nel 2018 (per i 50 anni dal 1968), uscirà la sua versione di Storia di un impiegato, completamente riarrangiata. Cristiano spera di riuscire per la fine dell'anno prossimo anche a pubblicare un suo lavoro di inediti.

De André canta De André Vol IV ci sarà? Pare di sì, e il cantautore genovese ha già in mente qualcosa: un'orchestra classica diretta da un nome importante. Ma, per adesso, nessun ulteriore dettaglio. 

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