Domenica sul NOVE alle 21.15 in prima tv assoluta
Nell’ultima puntata di questa stagione di “CUCINE DA INCUBO” in onda domenica 21 maggio alle 21.15 sul canale NOVE, vedremo Cannavacciuolo in compagnia di Enzo Miccio, che affiancherà lo Chef per salvare dal fallimento Pupirichiello, il ristorante fondato a Milano più di 30 anni fa da Giuseppe, detto Peppino, originario di Sorrento ma milanese d’adozione, insieme a sua moglie Linda, originaria dell’Inghilterra.
Figlio di ristoratori, Peppino decide di aprire questo locale dopo il rifiuto del padre di lasciare in eredità a lui e alle sue sorelle il ristorante di famiglia. Nonostante la delusione per la mancanza di fiducia mostrata nei suoi confronti, Peppino si lancia in questa nuova avventura e i risultati gli danno ragione: Pupirichiello va alla grande e diventa un punto di riferimento per clienti e dipendenti. Ma, corsi e ricorsi storici, ora è Peppino a trovarsi nella situazione che ha vissuto con suo padre anni fa. Nello staff delPupirichello, infatti, è entrato suo figlio Salvatore, che ha iniziato ad affiancarlo nella direzione del locale. Ma le personalità dei due non potrebbero essere più differenti e hanno dato vita a due realtà diverse e conflittuali.
Dal punto di vista estetico il locale è composto da due sale. La prima, che è la più vecchia ed è quella più vicina ai gusti di Peppino, è arredata in stile classico, con il legno a farla da padrone. La seconda, che è stata pensata e voluta da Salvatore, ha uno stile più adatto ai tempi e al tipo di clientela che il ragazzo vorrebbe per il locale. Anche nelle differenti proposte culinarie si riconosce la contrapposizione in atto fra Peppino e suo figlio. Il menù ufficiale è infatti molto legato ai piatti della tradizione e a una ristorazione tipica del secolo scorso. Il “Fuori Menù”, ideato da Salvatore, è caratterizzato invece da piatti più innovativi e creativi. Infine c’è il servizio, che Peppino vorrebbe veloce e informale, al contrario di Salvatore che, da parte sua, vorrebbe dare la priorità all’eleganza e alla cura del piatto. Le differenze e le tensioni esistenti fra padre e figlio si scaricano sui dipendenti e sul loro lavoro. Spesso, infatti, si creano contrasti e discussioni, dovute sia alla confusione dovuta alla doppia direzione cui è sottoposto il locale, sia alla mole di lavoro extra causata dal doppio menù. Peppino è consapevole, come d’altra parte lo è anche il figlio, che il ristorante ha bisogno di rinnovarsi, ma non è in grado di dare il via a questa nuova fase, né se la sente ancora di affidare al figlio il locale a cui si è dedicato con così tanto impegno e passione, anche a costo di chiudere o di venderlo a eventuali acquirenti esterni alla famiglia. Esattamente come aveva fatto suo padre più di trent’anni fa. Antonino Cannavacciuolo ed Enzo Miccio sono pronti a intervenire.
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