Nel mirino dell'attrice l'ordine esecutivo, denominato 'Muslim ban', firmato dal presidente Usa
Le decisioni in tema di immigrazione si dovrebbero prendere in base "ai fatti, non in risposta alla paura". La pensa così Angelina Jolie, stella di Hollywood e ambasciatrice dell'Unhcr, che, in un articolo pubblicato sull'edizione digitale del New York Times, critica le politiche migratorie del presidente Usa Donald Trump. Nel mirino dell'attrice c'è ovviamente l'ordine esecutivo che Trump ha firmato la scorsa settimana che blocca l'ingresso nel Paese delle persone con passaporto di sette Paesi a maggioranza musulmana e l'ingresso dei rifugiati per 120 giorni. "La crisi globale dei rifugiati e la minaccia del terrorismo – scrive Jolie – rendono del tutto giustificabile che prendiamo in considerazione come proteggere le nostre frontiere nel migliore dei modi. Ogni governo deve bilanciare le necessità delle proprie città con le sue responsabilità internazionali. Ma la nostra risposta deve essere commisurata ai fatti, non in risposta alla paura".
Jolie sottolinea inoltre che non è vero che le frontiere statunitensi "vengono superate o che i rifugiati vengono ammessi negli Stati Uniti senza un attento esame". Ma, aggiunge, "se creiamo un gruppo di rifugiati di seconda classe, implicando che i musulmani meritano un minor grado di protezione, ravviviamo l'estremismo straniero, mentre in patria miniamo l'ideale della diversità voluto sia dai democratici che dai repubblicani". Quindi, per rafforzare il suo messaggio, l'attrice parafrasa l'ex presidente Ronald Reagan: "Gli Stati Uniti sono impegnati nel mondo perché gran parte del mondo è dentro gli Stati Uniti".
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