Il cantautore andrà a Sanremo e il 12 febbraio, inoltre, uscirà 'Un viaggio incredibile', un doppio cd con cui il cantautore torna a scrivere, con 9 inediti

 Nove partecipazioni al Festival di Sanremo, di cui due vittorie (con 'Si può dare di più' nel 1987 e 'Mistero' nel 1993), tre prestigiosi Premi della Critica aggiudicati, nel 1986 con 'Rien Ne Va Plus', nel 1987 come autore del brano di 'Quello che le donne non dicono' (cantato da Fiorella Mannoia) e nel 2003 insieme ad Andrea Mirò con 'Nessuno Tocchi Caino' (Premio Volare Miglior Testo). Questi successi non hanno fatto perdere a Enrico Ruggeri la voglia di rimettersi in gioco un'altra volta e presentarsi, con il brano 'Il primo amore non si scorda mai', al prossimo Festival di Sanremo, in programma dal 9 al 13 febbraio. Il 12 febbraio, inoltre, uscirà 'Un viaggio incredibile', un doppio cd con cui il cantautore torna a scrivere, con 9 inediti (tra cui il brano sanremese), e a reinterpretare alcuni tra i suoi più amati successi, scelti dal repertorio discografico che va dall'86 al '91, come 'Il portiere di notte', 'Quello che le donne non dicono', 'I dubbi dell'amore' e 'Peter Pan', solo per citare i più celebri.

Enrico, sei al tuo decimo Festival di Sanremo. C'è ancora spazio per l'emozione oppure ormai sei fin troppo collaudato?  

"Mi emozionerò molto di più al Teatro Nazionale di Milano, quando sarò dietro al sipario chiuso. Mi auguro che ci sarà un teatro pieno, di gente che è uscita apposta per me di casa ed è lì, in silenzio, ad aspettare che si apra il sipario. Quelle sono le cose che mi emozionano nella vita. A Sanremo c'è la consapevolezza che vai a cantare una canzone e che in 4 minuti ti vede un milione di persone, che i prossimi tre mesi del tuo destino dipenderanno anche dal gradimento di quei 4 minuti, è più una roba tecnica. Sanremo è un meraviglioso e utilissimo programma televisivo. Il Festival è un mezzo, non è un fine, in 20 giorni succedono cose che normalmente accadono in tre, quattro mesi di promozione: quando hai tanti progetti che si affollano, Sanremo è una scorciatoia fantastica?

Il primo amore non si scorda mai' l'hai definito la tua ennesima sfida sonora…

'Il primo amore non si scorda mai' mi sembra che suoni diversamente dai pezzi che senti quando accendi la radio. Il mio obiettivo è che ci siano canzoni per le quali il pubblico capisce subito che sono io, anche prima che io inizi a cantare. Ci sono strumenti che non si sentono spesso, un assolo un po' 'prog'. Non ho ascoltato gli altri pezzi, però trovo che sia una canzone che suona diversamente.

A Sanremo il meccanismo del televoto dà come favoriti i ragazzi dei talent?

Per forza, ma niente di male. Questo benedetto premio qualcuno se lo deve pur portare a casa, quindi qualcuno deve stabilire come viene scelto. A volte io sono stato beneficiario, quando ho vinto con 'Mistero' ero avvantaggiato perché quell'anno c'erano le giurie di acquirenti di dischi e persone che andavano ai concerti. Qualcuno deve essere avvantaggiato, non esiste il voto perfetto. Chiaro che io preferirei che le giurie fossero negli atenei italiani, ma ognuno vorrebbe la giuria fatta su misura per lui. Il televoto favorirà quelli che hanno i fan molto giovani, compulsivi, che requisiranno alla famiglia i telefoni per votare da tutti i cellulari.

Quale idea ti sei fatto del Festival?  

Il Festival è lo specchio della musica italiana nel bene e nel male, dal Festival sono uscite clamorose cialtronate e canzoni belle, che poi sono durate. Sanremo si rivolge a tanti tipi di pubblico, ma io non mi rivolgo a tutti i tipi di pubblico.

Quindi a che pubblico ti rivolgi tu?

A quelli che hanno voglia di rivolgersi a me. Ci sono persone che prendono le ferie tarate apposta sulla mia tournée estiva, sono persone curiose, non vulnerabili a quello che sentono in giro, non si fanno imporre i gusti degli altri. Quando arriva un cretino che mi dice di avere i miei dischi, io sono un po' imbarazzato.

Hai citato la tournée estiva: cosa ci puoi dire a riguardo?

Faremo, dai primi di aprile a metà maggio, dei concerti nei teatri, e poi un bel po' di concerti questa estate, ma non so ancora dove.

Che temi affronti nel tuo disco, nella parte degli inediti?  

Per essere vaghi sono sguardi verso gli altri, per essere più precisi io non amo il mio prossimo come me stesso, ma ne sono interessato. Trovo che la gente sia interessante. Sulla vita di una persona puoi fare un libro, un disco, un film. In questo album ci sono degli affreschi, c'è una canzone che si chiama 'Il cielo di ghiaccio', che parla di persone dentro a un autobus di una metropoli asettica, che sognano un orizzonte diverso. Poi c'è una canzone che si chiama 'La badante', che è una storia molto attuale, di queste persone che per mantenere i figli che sono dall'altra parte dell'oceano devono riversare sui nostri bambini e sui nostri anziani il loro affetto. C'è un affresco su quella che un tempo i latini avrebbero chiamato 'pietas', che non è la pietà, ma l'interesse affettuoso e partecipe verso i propri simili.

Da un calciofilo e interista come te c'è una canzone che parla di rugby. Perché?

Il rugby è uno sport meraviglioso per fare una canzone e sono stato fortunato che nessuno ci abbia mai pensato prima. Intanto è uno sport dilettantistico: tu non fai rugby per rivalsa sociale. Nel rugby non esistono le star, non si vince la partita da soli: la cosa più bella del rugby è quando l'ultimo fa meta, ma solo grazie agli altri dieci. Nel rugby non vince il più forte ma i 15 più forti, è lo sport che incarna i valori più umani e antichi, i più sani.

Tra i fatti di cronaca più recenti ce n'è stato uno che ti ha colpito e sul quale ti piacerebbe scrivere una canzone?  

Stanno succedendo un sacco di cose nuove. Per esempio, l'uomo che non è più in grado di gestire il rapporto con la donna, il suo rifiuto o l'abbandono, che non si trova più a suo agio in questo mondo nuovo nel quale le donne ti lasciano. Nella loro deriva paranoica, questi uomini ammazzano la donna, i figli, si suicidano. Questo è un aspetto che non era mai successo nella società: fino a 50 anni fa, i rapporti erano talmente codificati e a vantaggio dell'uomo, che era difficile che un uomo venisse spiazzato da una donna. Oggi questo accade e anche frequentemente. E' un mondo ahimé molto prolifico di occasioni per scrivere canzoni.

Hai vinto due volte Sanremo, ma quale consideri tu il tuo successo più grande?

Forse la prima volta che ho fatto un concerto ed era tutto pieno. Fu nel 1984, al mio quinto album. Oggi nessuno arriva al quinto album se non ha fatto successo al primo singolo, ma un tempo era una cosa più graduale. La prima data della tournée che seguiva 'Nuovo swing' ero alle Rotonde di Garlasco, a Pavia, nel mio camerino. Ho sentito un casino, un boato di gente al quale non ero abituato.

Se mai dovessi vincere, a chi ti piacerebbe dedicare la vittoria?

Le vittorie sono sempre vittorie di squadra. Il bello delle vittorie della vita è quando hai delle persone con cui condividerle, dalle persone care a quelli che lavorano per te. Ieri ho pubblicato su Twitter la formazione delle 11 persone che saranno a Sanremo per questo mio progetto, quindi la dedicherei a loro. Ma mi sembra un'ipotesi altamente improbabile.

Alla fine, chi vince davvero Sanremo?  

La televisione, perché al timone c'è un uomo, grande esperto di televisione, che è Carlo Conti, un uomo di spettacolo. Se vince la tv, è nell'interesse di tutti: che Sanremo sia uno dei cardini dello spettacolo italiano è una cosa che fa comodo a chiunque. Poi vinceranno le radio, che hanno materiale da diffondere, forse vincerà qualche promoter di concerti, poi vincono gli albergatori e i ristoratori di Sanremo.

In base a che cosa hai scelto i tuoi successi del doppio cd?  

Intanto ho seguito un ordine cronologico, perché l'album precedente copriva gli anni '80-'85, quindi questo è '86-'91. Ci sono alcune canzoni che non potevo non mettere: 'Quello che le donne non dicono', 'I dubbi dell'amore', 'Prima del temporale', 'Peter Pan', sono pietre miliari. Le altre sono quelle che faccio più spesso dal vivo, che sono sopravvissute al tempo.

Tra gli inediti c'è un brano che ti emoziona di più?  

E un po' troppo a caldo per fare un pronostico. Ma, conoscendo le persone che mi seguono, secondo me 'La badante' sarà il pezzo che avrà vita più lunga, insieme a 'Il volo su Vienna', che è quello più accattivante. A parte, ovviamente, alla canzone di Sanremo.

Nella serata delle cover canterai 'A 'canzuncella'. Come mai questa scelta?

Una scelta strana, soprattutto io che canto in napoletano. Poi è una canzone particolare: non è la canzone napoletana classica, ma non era ancora arrivato Pino Daniele, è nel mezzo. Volevo fare una scelta anomala. Anche l'arrangiamento è strano, interessante.

Condividi la scelta che ha fatto Patty Pravo, di portare una sua canzone alla serata delle cover?  

Lei ha un'aura di 'noblesse oblige' per il quale poteva permettersi di farlo. E' una scelta che ha tentato anche me, devo dire, però l'aveva già fatto lei. E' stata una scelta molto sfrontata, ma che lei poteva fare'.

Tra le canzoni che hai scritto, di quale sei più orgoglioso?  

Non è facile, sono al mio 32esimo album. Non riesco a fare marketing appena finisco una canzone. Ci sono canzoni sulle quali non scommettevo molto e che invece hanno avuto successo, e viceversa canzoni che mi sembravano bellissime ma che non sono emerse. Da un lato hai dell'amore verso le canzoni che vuoi tutelare, che ritieni non abbiano avuto quello che meritavano, dall'altro ci sono quelle che fai dal vivo. Faccio un esempio: durante le prove non ho voglia di cantare 'Il mare d'inverno', perché sono 35 anni che la canto. Ma quando la faccio in concerto e vedo che rende felice il pubblico, la canto volentieri. Quando faccio felici gli altri sto bene anche io.

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