Torino, 31 ott. (LaPresse) – Anche il popolo del web si unisce alle numerose iniziative con cui oggi è stato ricordato Eduardo De Filippo, ‘Maestro’ del teatro italiano scomparso il 31 ottobre di 30 anni fa. Su Twitter il presidente del Senato Pietro Grasso ieri ha scritto, annunciando la ‘Cantata delle parole chiare’ che si sarebbe tenuta questa mattina a Palazzo Madama: “E’ stato molte cose, anche senatore: per tutti è #Eduardo”. Grasso è stato l’unico, tra le più alte rappresentanza dello Stato presenti su Twitter (considerando i profili di presidenti, ministri e ministeri) a ricordare Eduardo, che pure fu nominato Senatore a vita dal presidente della Repubblica Sandro Pertini. Massimo Bray, deputato del Pd, è stato uno dei pochi deputati a ricordarlo, con la citazione “Chi lavora egoisticamente non arriva a niente. Chi lavora altruisticamente se lo ritrova, il lavoro fatto”. Silenzio anche tra i grandi nomi dello spettacolo italiano.
Su Twitter gli hashtagh più utilizzati sono stati #Eduardo (con 444.582 condivisioni, fonte www.tweetarchivist.com, alle ore 14.15), #EduardoDeFilippo (207.191) e #TwittaEduardo (272.097). In particolare il “Twitta Eduardo” è diventato una vera e propria maratona che ha permesso la diffusione dei più bei momenti dell’attore, regista e drammaturgo. Tantissime sono state le condivisioni dei video di ‘Questi fantasmi’, su come preparare il caffè, o del presepe di ‘Natale in Casa Cupiello’, fino a video meno conosciuti come l’esilarante ‘O’ pernacchio’, tratto da ‘L’oro di Napoli’. Ancora più numerose le condivisioni delle frasi famose delle sue commedie: ‘E figlie so’ piezz’e core’, da ‘Filumena Marturano’, ‘Addà passà a’ nuttata’ da ‘Napoli milionaria’.
Non è stato dimenticato il suo impegno civile (‘Se un’idea non ha significato o utilità sociale non mi interessa lavorarci sopra’) e neanche le sue frasi sul significato del teatro: ‘Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male’, ‘Con la tecnica non si fa teatro, si fa teatro se si ha fantasia’. E, infine, le perle di saggezza regalate ai giornalisti tra cui, forse, la più significativa, alla fine di una carriera sempre più vicina all’essere umano che alle luci della ribalta, quella che disse a Enzo Biagi: “Non chiamatemi senatore, ci ho messo una vita a diventare Eduardo”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata