Dopo le esternazioni di Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, scendono in campo i sindaci di centrodestra che difendono il provvedimento. Fonti del governo: "Disponibili all'incontro ma posizioni di rifiuto si applicare la norma, sono inaccettabili"

Si allarga lo scontro sul decreto Sicurezza. Dopo le esternazioni di Leoluca Orlando (sindaco di Palermo) e di Luigi De Magistris (sindaco di Napoli) e la dura replica di Matteo Salvini che ha invitato entrambi a dimettersi, un po' tutti si sono mossi e hanno parlato: dai sindaci favorevoli al decreto, all'Anci che ha chiesto un confronto col Governo, al Pd che ha difeso i sindaci "ribelli", a fonti di Palazzo Chigi che fanno sapere che il premier è disponibile a un incontro con l'Anci ma hanno anche sottolineato che non applicare il decreto sarebbe "una violazione di legge". Il terreno è scivoloso e pieno di ostacoli. I sindaci che hanno parlato sono davvero preoccupati perché il decreto rischia di mettere per la strada migliaia di persone che non potranno più avere la "protezione umanitaria", resteranno senza permesso di soggiorno, senza casa, senza la possibilità di trovare lavoro e senza nessuna forma di integrazione. Preoccupati anche gli altri sindaci, più vicini alle posizioni del governo che, comunque, vorrebbero vederci chiaro ma, certamente, non sono disposti ad andare allo scontro con il Viminale.

E, infatti, proprio i sindaci di centrodestra hanno scritto al presidente dell'Anci, Antonio Decaro (sindaco di Bari, Pd): "Ti chiediamo, caro presidente, di farti garante affinché l'Associazione su queste ed altre questioni cruciali non venga usata strumentalmente per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese. Certi del tuo impegno ti invitiamo a convocare i massimi organismi dell'associazione per avviare un confronto sul tema del decreto sicurezza che elimini alla radice il rischio di una grave lesione dei principi che stanno alla base dell'azione dell'Anci". Seguono le firme dei primi cittadini di Verona, Novara, Ascoli Piceno, Terni, Arezzo, Grosseto, Chieti, L'Aquila, Monza, La Spezia Imperia, Andria, Terni, Alessandria, Vicenza, Avola, Domodossola, Treviso, Mortara, Cinisello Balsamo, Morazzone, Piacenza, Gottolengo, Sartirana Lomellina, Mede Lomellina, Torreberetti, Castellaro. La lettera prosegue ricordando a De Caro i principi che stanno alla base dell'Anci e il rischio di rotture gravissime se l'Associazione dei Comuni dovesse andar dietro a "posizioni di parte".

Decaro, nelle prime ore del pomeriggio, si era espresso così: "Da sindaco e da presidente dell'Anci, non ho alcun interesse ad alimentare una polemica con il ministro dell'Interno. Non credo sia il caso di polarizzare uno scontro tra posizioni politiche differenti. Faccio solo notare che le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà. Se ai migranti presenti nelle nostre città non possiamo garantire i diritti basilari assicurati agli altri cittadini, né, ovviamente, abbiamo alcun potere di rimpatriarli, come dovremmo comportarci noi sindaci?". E sulla chiusura dei centri Sprar Decaro si chede che senso abbia interrompere un percorso positivo di integrazione. "Riguardo alle minacce che il ministro dell'Interno rivolge ad alcuni sindaci – conclude il sindaco di Bari – , non vorrei essere costretto a fargli notare che poco tempo fa, prima di diventare ministro, egli stesso invitava platealmente i sindaci a disobbedire a una legge dello Stato, quella sulle unioni civili", continua il sindaco di Bari. "Pertanto, ribadisco il mio invito ad evitare polemiche inutili e a riunire attorno a un tavolo ministero e sindaci per risolvere i problemi che questa legge, oggettivamente, crea, così come avevano paventato prima della conversione in legge, la commissione immigrazione dell'Anci e molti consigli comunali di orientamento politico diverso".

Palazzo Chigi – Da fonti di Palazzo Chigi arrivano una risposta positiva sulla richiesta di incontro e un monito sulla posizione dei sindaci: "Se l'Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull'immigrazione e sulla sicurezza, ben venga la richiesta di un incontro con il Governo, al quale anche il Presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al Ministro dell'Interno". Ma le stesse fonti definiscono "inaccettabili" le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Il nostro ordinamento giuridico, sottolineano le stesse fonti, non attribuisce ai Sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi: disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità. Ed ecco il commento di Decaro: "Un incontro con il governo per discutere delle ricadute della legge Salvini sui territori che noi sindaci amministriamo è quello che chiedevamo dal principio. Siamo contenti che da Palazzo Chigi ci si pronunci a favore di questa soluzione".

Martina (Pd) – A difesa dei sindaci, ecco il segretario uscente del Pd Maurizio Martina: "I sindaci che esprimono la loro posizione critica verso il decreto Salvini vanno ascoltati, non insultati. Vanno convocati per discutere, non minacciati. Perché sono i primi a trovarsi davanti ogni giorno il tema concreto della cittadinanza e della sicurezza, delle regole nei diritti e nei doveri". Lo scrive sui suoi canali social il deputato e candidato alla segreteria nazionale, Maurizio Martina. "I sindaci che reagiscono al rischio che il decreto Salvini ci sta facendo correre non sono disobbedienti, seguono la Costituzione e difendono la dignità degli individui. Molto più di quelli che ora governano e fino a poco tempo fa sarebbero stati pronti a buttare il tricolore. Molto più di quelli che esibiscono Vangelo e Rosario a favore di tv e social", 

Attilio Fontana (Lega) – Critico con i sindaci "ribelli" il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: "Se Leoluca Orlando dice di comportarsi da sindaco, deve rispettare le regole che esistono in questo Paese democratico. Se la valutazione sulla costituzionalità dovesse essere nelle mani di ciascun sindaco, allora la Corte Costituzionale dovrebbe essere cancellata, non avrebbe ragione di esistere. Senza dimenticare che una valutazione rilevante è già stata fatta dal Presidente della Repubblica, il quale ha firmato questo provvedimento, e dal Parlamento che lo ha approvato. Se il Sindaco Orlando ritiene che basti un sindaco per far venire meno questi passaggi democratici, credo che non stia parlando tanto da sindaco ma forse stia parlando ai limiti dell'eversione. Un rappresentante delle istituzioni non può dire che vuole disattendere una normativa. Non è assolutamente consentito, direi, anzi, che è estremamente pericoloso e ai limiti dell'eversione"

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