Intervistato al forum PoliticaPresse, il candidato alla segreteria del Nazareno traccia i contorni del suo Partito democratico

"Aprire le porte" di un Pd che altrimenti rischia di diventare "un partito di vedovi" di Matteo Renzi e riportare "dentro tutti", a partire "dai sei milioni di elettori persi negli ultimi 5 anni". Intervistato al forum PoliticaPresse Francesco Boccia, candidato alla segreteria del Nazareno, traccia i contorni del suo Partito democratico.

C'è posto anche per Massimo D'Alema? "Il mio slogan è 'Pd a porte aperte' e Pd a porte aperte significa che nel Pd devono entrarci tutti – risponde – Se non diciamo agli elettori che abbiamo perso di tornare tutti a casa, rischiamo di fare una ridotta dei Ds. Questo è il mio avviso a Zingaretti e Martina. A loro dico 'occhio, perché noi dobbiamo aprirci'". Dentro anche D'Alema, quindi. "E poi  perché solo D'Alema?  Civati e Vendola che ci fanno fuori? – aggiunge – E i ragazzi che votano 'Potere al popolo'? Per me valgono come D'Alema". Nessun ritorno al passato, però: "Non può bastare D'Alema – precisa – lo dico simpaticamente, ma dove andiamo? Sommiamo a noi 'superati', altri autorevoli compagni superati dal tempo, invece dobbiamo riportare a casa milioni di italiani e soprattutto le nuove generazione digitali".

In queste 'sliding doors' Renzi non deve per forza accomodarsi all'uscita: "Io vorrei tenerlo dentro, ma Renzi è sempre più incapace a non fare Renzi. Basta sobillare un pezzo di gruppo dirigente che ci ha portato alla catastrofe e che ha portato il Pd ad essere un partito di vedovi", attacca .

Renzi, intanto, pur da 'senatore semplice di Scandicci', dopo il 4 marzo ha stoppato sul nascere ogni possibile alleanza con il Movimento 5 Stelle. Boccia non era e non è d'accordo. "Sono gli unici con i quali abbiamo il dovere di dialogare – ribadisce – Siamo in un sistema proporzionale, con chi mi dovrei alleare? Ti allei con quello meno distante da te. Il Movimento Cinque Stelle nasce come movimento di protesta, secondo me aveva un'anima maggioritaria di sinistra". Le scelte fatte in questa legislatura, sui migranti come sulla manovra, non lo dissuadono: "Una cosa è l'incapacità di un pezzo di classe dirigente, vedi Toninelli o Bonafede che sono degli incompetenti, un'altra è parlare di principi e valori". Ecco che allora Roberto Fico diventa "un interlocutore" valido, perché "ha la sinistra nel cuore".

E se, tra Zingaretti e Martina, nel caso nessuno dei due dovesse arrivare al 51%, sceglierà "chi dei due dirà con chiarezza che il Jobs act va cancellato", lancia un messaggio chiaro a Roberto Giachetti, che lo insidia nel raggiungimento del terzo posto, l'ultimo utile per partecipare alle primarie del 3 marzo: "È un guastatore, un avvelenatore, la sua candidatura non esisteva – attacca – non ho capito se si è candidato per restare o per andarsene".

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