L'attacco del ministro delle Imprese e del Made in Italy
“Quello che è accaduto è di una gravità inaudita”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sugli ultimi sviluppi nel caso dell’Ex Ilva di Taranto in seguito all’incendio nell’Altoforno 1 dello scorso 7 maggio. “I documenti pubblicati oggi da alcuni quotidiani dimostrano che la Procura ha detto il falso”, ha detto il ministro da Ancona con riferimento al comunicato in cui i pubblici ministeri tarantini hanno respinto le accuse proprio di Urso, il quale sosteneva che la Procura avesse ostacolato la messa in sicurezza dell’impianto respingendo o autorizzando con ritardo le richieste di intervento urgente presentate dall’azienda. Questo, a sua volta, avrebbe compromesso la funzionalità dell’altoforno, portando alla richiesta di cassa integrazione per 4mila lavoratori e influenzando negativamente le trattative per la cessione dell’impianto tarantino all’azienda azera Baku Steel. “Pochi giorni fa c’è stato un incidente, come spesso può capitare, in uno degli altiforni della siderurgia di Taranto. La Procura ha deciso di realizzare il sequestro probatorio con l’inibizione all’uso dell’impianto senza, però, autorizzare quegli interventi assolutamente necessari che sin dal primo momento i responsabili altoforni avevano ritenuto ed evidenziato come indispensabili. L’impianto è compromesso. La cosa più grave, per giustificare questa decisione qualche giorno dopo ha affermato in un comunicato ufficiale che nessuno aveva mai chiesto questa tipologia di intervento“, ha spiegato. “I documenti emersi in queste ore dimostrano il contrario. Ci vuole che tutte le istituzioni collaborino in pieno come in questo caso non è avvenuto. Ne pagheranno la produzione, la possibilità di rilanciare lo stabilimento ma anche migliaia e migliaia di lavoratori di Taranto, della filiera siderurgica e dell’indotto”, ha aggiunto.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata