In Belgio, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia se non si va alle urne si rischiano multe salate e la reclusione

Sul voto di sabato e domenica è incognita astensione. L’Italia, storicamente tra i Paesi con l’affluenza più alta, cinque anni fa è scesa al 54,5%, il punto più basso di un calo costante registrato dalle prime elezioni europee del 1979, quando l’affluenza era all’85,65%. Il Belpaese ha fatto meglio della Francia (50,12) ma peggio della Germania, dove ha votato il 61,38 % degli aventi diritto, e della Spagna (60,73). Non sappiamo come si comporteranno gli elettori italiani già in odore di estate, considerando che quest’anno, rispetto a cinque anni fa, si vota più tardi.

L’Italia è il Paese Ue dove le urne restano aperte più a lungo

Nel 2019 era il 26 maggio e in Italia si votò un giorno solo. Allora la media europea dell’affluenza è stata di 50,66%, una percentuale che sarebbe bassa per i nostri standard ma che in realtà è più alta di tutte le tornate dal 1999. Negli ultimi giorni il Parlamento europeo si è speso molto in diverse campagne di comunicazione per esortare la popolazione al voto. Gli Stati invece si dividono tra chi offre una finestra di voto ritenuta sufficiente per permettere al cittadino interessato di esercitare il suo diritto e chi, come l’Italia, pensa che ampliando al massimo l’offerta si favorisca la partecipazione. L’Italia è un unicum in questo: le urne saranno aperte per 24 ore totali (8 il sabato dalle 15 alle 23 e 16 la domenica dalle 7 alle 23), con inevitabili ricadute per il personale dei seggi e i rispettivi compensi orari. Nella Repubblica Ceca, dove pure si vota in due giorni, l’orario complessivo è di 14 ore (il venerdì dalle 14 alle 22 e il sabato dalle 8 alle 14).

Quattro Stati hanno l’obbligo di voto

Quattro paesi Ue, invece, hanno il voto obbligatorio. Sono Belgio, Bulgaria, Grecia e Lussemburgo, dove chiunque sia iscritto nelle liste elettorali ha l’obbligo di partecipare al voto. Un sistema che per Belgio e Lussemburgo sembra funzionare visto che l’ultima affluenza era rispettivamente all’88,47 e all’84,24%. Meno alta in Grecia (58,69), molto bassa in Bulgaria (32,64). In generale a trainare verso il basso l’affluenza sono soprattutto i paesi dell’ultimo allargamento a Est: la Slovacchia (22,74), la Slovenia (28,89), la Croazia (29,85), 28.72 la Repubblica Ceca (che ora vota in due giorni), ma anche il Portogallo (30,75).

Il “dovere civico” e l’election day

In Italia la Costituzione definisce l’esercizio di voto un “dovere civico”. Nell’Assemblea costituente ci fu un lungo dibattito in merito all’opportunità di considerare l’esercizio del voto un obbligo giuridico o semplicemente un obbligo morale. Alla fine, si arrivò a un compromesso decidendo di scegliere l’espressione più morbida di “dovere civico”. Secondo alcuni giuristi l’espressione “civico” non mutava la natura giuridica dell’obbligo, mentre altri ritengono legittimo il diritto di astenersi dal voto. In passato il Testo Unico delle leggi elettorali prevedeva che l’esercizio del voto fosse un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi, con tanto di sanzioni, che tuttavia non sono mai state applicate. Ora il testo si limita a proclamare che il voto è un diritto di tutti i cittadini il cui libero esercizio deve essere garantito e promosso dalla Repubblica. L’articolo che prevedeva sanzioni è stato abrogato. Stando ai suoi fautori, l’obbligo è un incentivo a una partecipazione maggiore soprattutto delle fasce che tendono a disertare il voto (inattivi, a basso reddito, con un basso livello di istruzione, ecc.). Diversi governi italiani hanno spesso deciso di estendere l’orario per le operazioni di voto il più possibile, anche a due giorni. In epoca di crisi economica si decise di togliere il secondo giorno di voto e di accorpare le consultazioni in un election day. Ora si è ripristinato il vecchio sistema. Tra i Paesi europei siamo gli unici a votare per così tante ore, gli ultimi a finire domenica alle 23.

Belgio, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia: le sanzioni per chi non vota

Per quanto riguarda il Belgio, il cittadino che non adempie al suo dovere elettorale rischia sanzioni. Se l’elettore non è disponibile il giorno della votazione ha due possibilità: delegare qualcuno per esprimere il proprio voto o comunicare i motivi dell’assenza al giudice di pace del proprio cantone. Questo deciderà se le ragioni sono giustificate. Le sanzioni previste non vengono applicate sistematicamente ma esistono. Il cittadino che non vota può essere interrogato dal giudice di pace. Se quest’ultimo ritiene fondati i motivi che hanno indotto la persona a non votare, non li farà procedere. In caso contrario, il giudice di pace convocherà l’elettore davanti al tribunale di polizia che prenderà una decisione (nessun appello possibile). Una prima assenza ingiustificata è punita, a seconda dei casi, con un rimprovero o con una multa da 40 a 80 euro. In caso di recidiva l’importo della sanzione sarà compreso tra 80 e 200 euro. Se l’assenza ingiustificata si verifica almeno quattro volte in meno di 15 anni, il cittadino viene cancellato dalle liste elettorali per un periodo di dieci anni. Inoltre, durante questo periodo non potrà ricevere alcuna promozione, nomina o distinzione da parte di un’autorità pubblica. In pratica, sembra che nessun elettore sia stato condannato dal 2003 per non aver partecipato ad un voto elettorale. La giustizia belga insomma ha altre priorità che perseguire le persone che non votano. In Lussemburgo ogni persona iscritta nelle liste elettorali è obbligata a votare il giorno delle elezioni. Tuttavia, gli elettori di età superiore a 75 anni sono esentati dal voto obbligatorio.

I cittadini lussemburghesi residenti all’estero non sono obbligati a votare; tuttavia, possono partecipare al voto per corrispondenza per le elezioni legislative ed europee e al referendum nazionale. Anche qui le sanzioni non vengono mai applicate, ma la legge elettorale prevede che “nel mese della proclamazione del risultato delle elezioni, il pubblico ministero redige, per comune, l’elenco degli elettori che non hanno partecipato alla votazione e le cui giustificazioni sono state non accettati. Questi elettori vengono citati davanti al giudice di pace nelle forme prescritte dalla legge”. Una prima astensione ingiustificata “è punita con la multa da 100 a 250 euro. In caso di recidiva entro cinque anni dalla condanna, la multa da 500 a 1.000 euro“. La Bulgaria, di fronte all’alto astensionismo (circa il 50%) e all’instabilità politica, ha deciso di introdurre il voto obbligatorio nel 2016. In Grecia è la stessa Costituzione che stabilisce che “l’esercizio del diritto di voto è obbligatorio” per tutti gli elettori iscritti in una speciale lista elettorale. Sono esentati gli elettori di età superiore ai 70 anni, per gli elettori che il giorno delle elezioni si trovavano all’estero o a più di 200 km dal proprio seggio elettorale. In teoria secondo la legge greca l’elettore che ingiustificatamente non esercita il diritto di voto è punito con la reclusione da un mese a un anno, in pratica le sanzioni non vengono mai applicate. Solo il personale della pubblica amministrazione è più tenuto d’occhio nell’esercizio dell’obbligo di voto. 

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