La senatrice a vita interviene nella discussione in Aula al Senato: "Declassato il ruolo del presidente della Repubblica"

Continua in Aula al Senato la discussione sul disegno di riforma costituzionale del premierato, volto a introdurre in Costituzione l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Tra gli interventi di oggi, quello della senatrice a vita Liliana Segre, che ha messo in guardia su alcuni aspetti che definisce “allarmanti” del progetto, tra cui il “declassamento” del ruolo del presidente della Repubblica. 

“Aspetti allarmanti, non posso tacere”

“Non dubito delle buone intenzioni della cara amica Elisabetta Casellati, alla quale posso solo esprimere gratitudine per la vicinanza che mi ha sempre dimostrato. Poiché però, a mio giudizio, il disegno di riforma costituzionale proposto dal governo presenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere“, ha detto Segre nel suo intervento. 

“Il tentativo di forzare un sistema di democrazia parlamentare introducendo l’elezione diretta del capo del governo, che è tipica dei sistemi presidenziali, comporta, a mio avviso, due rischi opposti”, ha osservato. “Il primo è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del Consiglio cementato dall’elezione diretta deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre un’abnorme lesione della rappresentatività del parlamento, ove si pretenda di creare, a qualunque costo, una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale”, ha spiegato. Per Segre “la proposta governativa è tale da non scongiurare il primo rischio – penso a coalizioni eterogenee messe insieme pur di prevalere – e da esporci con altissima probabilità al secondo. Infatti, l’inedito inserimento in Costituzione della prescrizione di una legge elettorale che deve tassativamente garantire, sempre, mediante un premio, una maggioranza dei seggi a sostegno del capo del governo, fa sì che nessuna legge ordinaria potrà mai prevedere una soglia minima al di sotto della quale il premio non venga assegnato”. La senatrice ha poi sottolineato: “Paradossalmente, con una simile previsione la legge Acerbo del 1923 sarebbe risultata incostituzionale perché troppo democratica, visto che l’attribuzione del premio non scattava qualora nessuno avesse raggiunto la soglia del 25%”.

“Allarme per declassamento presidente Repubblica”

“Ulteriore motivo di allarme è provocato dal drastico declassamento che la riforma produce a danno del Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato infatti non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare”, ha spiegato ancora Segre.

“Cambiare carta non è necessità, va attuata”

Per la senatrice a vita, insomma, modificare la Costituzione non è una necessità attuale: “Continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità nel nostro Paese. E le drastiche bocciature dei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 lasciano supporre che il mio convincimento non sia poi così singolare. Continuo anche a ritenere che occorrerebbe impegnarsi per attuare la Costituzione e rispettarla“, ha affermato ancora. 

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