Il 54enne campano ha letto il suo monologo censurato dalla Rai sul palco della 'Repubblica delle idee', a Napoli

Standing ovation e un lungo applauso per Antonio Scurati al termine della lettura del suo monologo sul 25 aprile. Lo scrittore ha parlato dal palco della ‘Repubblica delle idee’, evento organizzato dal quotidiano a Napoli. Sul finire del suo discorso il 54enne campano ha detto “Viva l’Italia antifascista”. 

“Non sono paladino democrazia, voglio gusto parola libera”

“Non posso trovarmi in questa posizione di eroe della democrazia, non voglio fare il paladino. Non ho ricette e formule magiche, né preghiere da insegnare a nessuno. Io penso che tutti noi insieme dobbiamo ritrovare un po’ il gusto, l’ebbrezza, anche la vertigine della parola franca e libera”, ha detto Scurati nel suo intervento. “L’Italia progressista ha perso le ultime elezioni, l’Italia antifascista è in una posizione oggi in qualche modo emarginata. C’è una certa sfiducia profonda nelle istituzioni parlamentari, alimentata dal populismo. Ma se siete ancora scoraggiati, pensate che mia madre è nata a Napoli il 5 ottobre 1942, quando questa città cominciava ad essere martoriata dal cielo da tonnellate di bombe dai liberators angloamericani. Fecero mille morti in un giorno. Loro vivevano in 10 dentro uno stanzone, ma chi è sopravvissuto ha vissuto. Sono andati incontro alla vita fiduciosi, hanno ricostruito questo paese, hanno dato vita a una stagione irripetibile dell’Italia. Ce la possiamo fare anche noi”.

“Avversari democrazia sono già qui e governano”

“Quando diciamo che la democrazia è a rischio non dobbiamo fare l’errore di pensare che il rischio sia domani. Dobbiamo guardarci a fianco, a volte dietro. Gli avversari della democrazia liberale, della democrazia compiuta e matura, sono già qui, in alcuni paesi già governano. I nemici o gli avversari della democrazia liberale non marciano su Roma, ci arrivano vincendo le elezioni. Poi erodono le basi della democrazia liberale con le riforme, a volte censurando qui o lì, ma magari attraverso una riforma costituzionale. Però noi progressisti non dobbiamo avere paura, perché la paura è la passione politica della destra sovranista”, ha aggiunto lo scrittore. “Non aspettate il ritorno delle squadracce fasciste – ha aggiunto Scurati – invece è mia opinione che la democrazia corra dei rischi da parte di leader e movimenti che hanno un largo seguito popolare e che ritengono superata, inetta, vecchia e corrotta la democrazia liberale, così come noi l’abbiamo conosciuta e come si esprime nel nostro Parlamento, garantito dalla nostra Costituzione”.

“Chi ci governa si congedi dal suo passato neofascista”

“Solo riconoscendo di essere stati fascisti, assumendosene la responsabiltà e la colpa, si supera quel passato. Ma siccome non lo si è fatto, siccome non si è voluto guardare nell’abisso guardandosi un po’ allo specchio, un gruppo dirigente che proviene dalla militanza neofascista ha potuto vincere le elezioni e andare al governo del nostro paese senza mai tematizzare il suo passato neofascista. Basterebbe un giorno per scrivere quelle cose che sono ovvie, che dovrebbero essere la nostra coscienza storica, e basta pretendere da chi ci governa che prenda congedo da questo passato, fughi i fantasmi e disinfesti la casa comune”, ha sottolineato Scurati. “Se non lo si fa quelle ombre continueranno ad allungarsi su di noi, e lo fanno. Sono loro che non vogliono dire questa parolina, che non vogliono recidere quel legame, non vogliono fugare le ombre. Le ombre camminano con loro”.

“Mi hanno disegnato un bersaglio in faccia, paura c’è”

“Non voglio fare la vittima ma certi atteggiamenti ti spingono in una posizione vittimaria. Quando un leader politico di tale carisma, come sicuramente è la presidente del Consiglio Meloni, che ha un seguito molto vasto, nel cui seguito da qualche parte là sotto, vista anche la storia politica da cui proviene, c’è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza, probabilmente non molto equilibrato, quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i ‘giornasquadristi’ fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto ‘l’uomo di m.’, ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c’è. Succede, è già successo”, ha affermato ancora lo scrittore campano. “Non voglio fare la vittima ma poi arriva anche un po’ la paura”.

“Trattato da Meloni come estorsore, momento doloroso”

“La Rai mi ha chiesto un testo da leggere per una festività nazionale, io ho scritto un testo che riferisce di fatti storici o di fatti cronachistici, con una lieve flessione interpretativa alla fine. Non polemizzo con nessuno, non aggredisco nessuno verbalmente, e mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata, attacchi personali e denigratori che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore, quando l’agenzia che mi rappresenta aveva negoziato un semplice ingaggio totalmente in linea con quello degli altri scrittori che mi avevano preceduto. Poi qualcun altro mi ha dipinto come una specie di estorsore. Il problema è che questo qualcun altro non è uno qualunque, è il capo del Governo”, ha affermato il giornalista 54enne. “Si è perso il senso della democrazia in questo paese ma il capo del governo che è incarnazione dell’esecutivo possa attaccare personalmente un privato cittadino, che di mestiere fa l’intellettuale e il giornalista, attaccandolo nella sua persona, con frasi denigratorie, devo dire che questo tipo di aggressione non fisica è una forma di violenza. Come ho vissuto la giornata di ieri? Male. La verità è che, al netto di una piccola vertigine momentanea e narcisistica, è duro, è faticoso, è doloroso”. 

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