L'ormai ex sottosegretario: "Senza dignità chi inoltra lettere anonime"

Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario alla Cultura, lo comunicherò nelle prossime ore alla premier Giorgia Meloni”. L’annuncio di Vittorio Sgarbi arriva come un fulmine a ciel sereno durante l’evento ‘La Ripartenza’, organizzato a Milano. Il critico d’arte sale sul palco e, prima di una conferenza su Michelangelo, si toglie più di un sassolino dalla scarpa: “È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo. L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera, dicendo che aveva accolto due lettere anonime che ha inviato” all’Agcm “il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Nicola Porro e non posso parlare di Caravaggio a teatro. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario”. E poi l’affondo: “Il ministro Gennaro Sangiuliano non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”. “L’Antitrust ha ritenuto le indicazioni di lettere anonime come delle indicazioni credibili e ha dichiarato l’incompatibilità”, chiarisce ancora Sgarbi, ringraziando la premier Giorgia Meloni “di non avermi chiesto niente, neanche queste dimissioni, e di avere detto di aspettare l’indicazione dell’Antitrust. L’indicazione è arrivata, si può impugnare, ma è arrivata. A questo punto mi tolgo di scena, ringrazio Meloni e i colleghi di governo, perché non hanno chiesto una anticipazione. Fino a oggi Meloni è sempre stata garantista. In questo momento non le chiedo niente, le invierò la lettera questa sera”.

La vicenda di Sgarbi

La decisione delle dimissioni di Sgarbi, che ha annunciato anche un ricorso al Tar, arriva due giorni dopo il nuovo rinvio, tra le proteste delle opposizioni, per il 15 febbraio alla Camera della discussione della votazione in Aula della sua revoca dal ruolo di sottosegretario. Mentre si è concluso il procedimento dell’Antitrust che riguarda la questione della presunta incompatibilità tra le sue attività estranee al governo e il ruolo ricoperto al Mic. Il provvedimento dell’Authority verrà pubblicato proprio lunedì prossimo. E non solo. A far rumore anche la polemica nata dall’inchiesta della trasmissione tv Report sul quadro ‘La cattura di San Pietro’, attribuibile a Rutilio Manetti, in possesso di Sgarbi che risulterebbe rubato, caso sul quale ora indaga anche la magistratura. Oltre al sequestro dell’opera, il 12 gennaio scorso sono state perquisite tre sue abitazioni. E oggi Sgarbi, finito nel mirino anche per gli ‘auguri di morte’ a giornalisti di Report e del Fatto, si difende: “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le miei imprecazioni come fa chiunque. Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”.

Dopo l’annuncio di oggi, esultano le opposizioni, in pressing da settimane. “Era un atto dovuto, lo sappiamo, ma Vittorio Sgarbi almeno ha avuto la decenza di dimettersi. Quella decenza che – per ora – manca a Lollobrigida e Delmastro. Sgarbi ha capito che cosa fosse giusto fare e prima o poi lo capiranno anche loro. Meglio prima, possibilmente”, allarga lo sguardo il leader di Italia viva, Matteo Renzi. E la senatrice pentastellata Barbara Floridia commenta: “Finalmente Vittorio Sgarbi è fuori dal governo. La tenacia, la forza e la determinazione del M5S hanno pagato. In un altro Paese, non governato da Giorgia Meloni, si sarebbe dimesso tre mesi fa, o forse non sarebbe mai stato nominato sottosegretario alla Cultura. Resta il grave silenzio che su questo caso ha segnato il comportamento di Giorgia Meloni”. E dal Pd i componenti della commissione Cultura di Montecitorio attaccano: “Meloni e Sangiuliano spieghino al Parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi. Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della Cultura abbiano agito con tanta reticenza”. Solidarietà a Sgarbi, invece, è arrivata tra gli altri da Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati, che dichiara: “Le sue dimissioni rappresentano una perdita per la promozione e la valorizzazione del parrimonio artistico italiano, perché il primo compito di un sottosegretario alla Cultura è esattemente questo”.

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