Il ministro dell'Interno: "Differirle ad altri giorni non significa negare la libertà di manifestare ma renderla compatibile con i valori connessi alla ricorrenza"

C’è l’ipotesi che i cortei pro-Palestina, in programma per sabato 27 gennaio, vengano rinviati. Le manifestazioni, infatti, coinciderebbero con il Giorno della Memoria, dedicato all’Olocasuto. “Ci sono valutazioni in corso”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in conferenza stampa, dopo il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. “Le autorità di pubblica sicurezza stanno incontrando coloro i quali vorrebbero proporre queste manifestazioni per sollecitare la possibilità che vengano differite ad altri giorni, perché differirle non significa negare la libertà di manifestare ma renderla compatibile con i valori connessi alla ricorrenza” di sabato 27. “Se non dovesse succedere faremo le nostre valutazioni e adotteremo dei provvedimenti”, ha sottolineato Piantedosi.

Comunità palestinese di Roma: “Da Piantedosi atto contro democrazia”

Le affermazioni del ministro hanno scatenato le polemiche della comunità palestinese capitolina. “Spero che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non ci impedisca di manifestare sabato perché viviamo in un paese democratico e abbiamo chiesto l’autorizzazione in questura rispettando tutte le regole. Se il ministro ci impedisse di manifestare sarebbe un atto contro la democrazia”, ha detto a LaPresse il presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio Yousef Salman. “Viviamo in un Paese democratico e abbiamo sempre rispettato le leggi italiane e il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione. La comunità ebraica può arrabbiarsi quanto vuole ma non è la prima manifestazione che facciamo né l’ultima che organizzeremo. Vogliamo scendere in piazza per chiedere il cessate il fuoco”, ha aggiunto. 

Comunità palestinese di Roma: “Giorno della Memoria non è solo degli ebrei”

“Voglio esprimere la massima solidarietà alle vittime della Shoa, è terribile quello che è successo ma il giorno della Memoria non è solo degli ebrei ma è il giorno per non dimenticare tutte le tragedie. Non mi risulta che in Italia ci sia una legge che impedisce di organizzare manifestazioni il 27 gennaio. Oggi il popolo palestinese sta subendo un orrendo sterminio per mano degli occupanti sionisti israeliani in terra palestinese”, ha detto ancora Salman. “La lotta dei palestinesi non è contro gli ebrei, nonostante i sionisti affermano il contrario. Sono stati i nostri fratelli, abbiamo vissuto insieme a loro e vogliamo continuare a farlo”. 

Dipartimento di Pubblica sicurezza: “Questori valutino rinvio manifestazioni”

I Questori valutino “con riguardo alle iniziative organizzate a sostegno della causa palestinese, l’adozione di prescrizioni di tempo che ne prevedano il rinvio alla giornata successiva o ad altra data, così garantendo la libertà di manifestazione che, in caso di specie, va contemperata con il valore attribuito alla ‘Giornata della Memoria’”.
È quanto si legge in una circolare del dipartimento di Pubblica sicurezza inviata ai questori sul territorio. Il 27 gennaio si svolgeranno “iniziative, cerimonie, incontri in ricordo delle vittime dell’Olocausto e di coloro che a rischio della vita si sono opposti al progetto di persecuzione e sterminio” e per la stessa data in alcune province sono “state preavvisate, in relazione al conflitto in atto in Medioriente, iniziative a favore della causa palestinese ed è probabile che ulteriori manifestazioni con analoga finalità possano essere organizzate sul territorio nazionale per il medesimo giorno”.
“Tali iniziative, se svolte in concomitanza con la predetta ricorrenza, potrebbero assumere connotazioni lesive – si legge nella circolare – sotto l’aspetto formale organizzativo e contenutistico, del valore nazionale che la Repubblica Italiana ha attribuito con la citata legge allo spirito commemorativo in favore delle vittime delle leggi razziali, nonché di condanna alla persecuzione del popolo ebraico”. Oltre al fatto – aggiunge il dipartimento – di poter determinare “anche in relazione all’attuale contesto conflittuale internazionale, il sorgere di tensioni con il conseguente rischio di effetti negativi sulla tenuta dell’ordine pubblico sociale”.

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