Indagato per due casi di aiuto al suicidio, per la Procura "entrambi i soggetti erano capaci di intendere e di volere"

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione di Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio nei casi di Elena Altamira, la 69enne veneta malata oncologica che il 2 agosto 2022 si era recata in Svizzera per il suicidio assistito, e dell’82enne Romano Noli che lo ha fatto il 25 novembre 2022, in entrambe le occasioni accompagnati dal tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. P

er la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, Cappato avrebbe aiutato al suicidio “i due soggetti, entrambi affetti da patologie irreversibili” e “con certezza nella morte degli stessi in tempo relativamente breve” cosa per loro “fonte di sofferenze psicologiche e fisiche insopportabili” incorrendo nella causa di “non punibilità” come “enucleata dalla Corte costituzionale”.

Nel provvedimento di 45 pagine con cui chiedono l’archiviazione i pm scrivono che “entrambi i soggetti erano capaci di intendere e di volere” e “avevano rifiutato” di sottoporsi “a trattamenti di sostegno vitale che potevano scientificamente definirsi come espressione di accanimento terapeutico”.

Pm: “Cappato ha consentito diritto ad autodeterminazione”

Marco Cappato ha consentito “il concreto esercizio del diritto all’autodeterminazione” di persone che rifiutano “trattamenti di sostegno vitale che rallenterebbero il processo patologico e ritarderebbero la morte senza poterla impedire” e che “sarebbero futili ed espressivi di accanimento terapeutico secondo la scienza medica, non dignitosi secondo la percezione del malato, e forieri di ulteriori sofferenze per coloro che li accudiscono”. Lo scrivono i pubblici ministeri di Milano Tiziana Siciliano e Luca Gaglio nella richiesta di archiviazione dell’indagine a carico di Cappato per aiuto al suicidio nei casi di Elena Altamira e Romano Noli, i due malati terminali accompagnati dal tesoriere dell’associazione Luca Coscioni a morire in Svizzera il 2 agosto 2022 e il 25 novembre 2022. 

Pm: “Cappato ha aiutato chi aveva già scelto di morire” 

Marco Cappato “risulta aver solamente prestato il proprio apporto materiale alla scelta di porre termine alla loro vita da parte delle persone offese, senza influire sulla loro volontà autonomamente e pienamente manifestata” che si era “compiutamente formata prima dell’incontro con l’imputato”. Così i pubblici ministeri di Milano Tiziana Siciliano e Luca Gaglio chiedendo al gip di Milano di archiviare il procedimento per aiuto a suicidio nato da due casi di malati terminali accompagnati in Svizzera dal tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, difeso dall’avvocato Filomena Gallo. Per la Procura di Milano “il contatto tra le persone offese” e Cappato è “avvenuto proprio in ragione della preesistente determinazione suicidaria” come dimostrerebbero le dichiarazioni rese da amici e parenti secondo i quali “l’apporto di Cappato nel suicidio dei loro cari” si è risolto “nel mero trasporto degli stessi presso le sedi svizzere di destinazione” in quanto “inabili a farlo autonomamente” e in un “modesto apporto informativo” e un “ben più rilevante supporto umano”.

Pm: “Discriminare fra malati terminali viola la Costituzione”

Differenziare nell’accesso al suicidio assistito fra pazienti che per “rimanere in vita necessitano (anche) di trattamenti di sostegno vitale” e altri “che necessitano solo di trattamenti terapeutici e per i quali i mezzi di sostegno vitale” sono “soltanto prossimi” a causa di “fattori del tutto accidentali, che dipendono dal tipo di patologia” è “contrario all’articolo 3 della Costituzione”. Lo scrivono il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio nella richiesta di archiviazione dell’indagine per aiuto al suicidio nei confronti di Marco Cappato per i casi di Elena Altamira, la 69enne veneta malata oncologica che il 2 agosto 2022 si è recata in Svizzera per il suicidio assistito, e dell’82enne Romano N. che lo ha fatto il 25 novembre 2022, entrambi malati terminali e accompagnati dal tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Con riferimento alla presunta assenza in questa vicenda di uno dei criteri con cui è stato legalizzato l’accesso al suicidio assistito in Italia con la sentenza Cappato-Dj Fabo, cioè la condizione che i soggetti siano “tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale”, i pm scrivono che “non tutti i malati affetti da patologie irreversibili sono sottoposti a trattamenti sanitari di questo tipo” e sarebbe dunque una distinzione “del tutto irragionevole” e “discriminatoria”. Come evidenziato nella consulenza affidata dalla Procura di Milano al professor Luciano Gattinoni, luminare di fama mondiale di Rianimazione, “le persone al cui suicidio” Cappato “ha contribuito causalmente non erano e non avrebbero potuto essere sottoposte a trattamenti di supporto vitale senza che ciò sfociasse in una forma di accanimento terapeutico” e “una volta divenuta necessaria la sottoposizione a trattamenti di sostegno vitale” entrambi “avrebbero rifiutato di sottoporvisi, com’era loro diritto fare, e sarebbero deceduti in un lasso di tempo non brevissimo, in una condizione da essi stessi non ritenuta dignitosa e causativa di ulteriori sofferenze ai rispettivi familiari“.

Legale Cappato: “Malati devono poter scegliere senza rischi legali” 

“Attendiamo di conoscere le motivazioni della richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Milano e quale sarà la decisione del Gip. L’obiettivo della disobbedienza di Marco Cappato è quello di fare chiarezza affinché un malato, pienamente capace e cosciente delle proprie scelte nelle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, possa decidere senza rischi legali per la propria famiglia. Tutto ciò è determinato dalla mancanza assoluta di volontà politica nel nostro Paese di emanare una buona legge che parta dalla sentenza della Corte e che riconosca a tutti i malati che ne fanno richiesta il pieno rispetto della libertà di scelta”. Lo dichiara Filomena Gallo, Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio di avvocato difensori di Marco Cappato nell’indagine per aiuto al suicidio per la quale oggi la Procura di Milano ha chiesto di archiviare il procedimento.

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