La presidente della Corte Costituzionale, classe 1948, da giurista del lavoro conosce bene i tanti nodi ancora da sciogliere tra uomini e donne

La strada che porta alla parità tra uomini e donne “è lunga e c’è un percorso di cambiamento culturale intorno alla questione di genere che si può percepire, ma senza dubbio è ancora incompleto”. Silvana Sciarra, presidente della Corte Costituzionale, classe 1948, da giurista del lavoro conosce bene i tanti nodi ancora da sciogliere della ‘questione di genere’. “Come donna ho dovuto faticare molto e ho avuto l’impressione a volte di dover faticare più dei miei colleghi maschi – racconta, intervistata da LaPresse – In alcuni ambienti accademici, in alcuni consigli di facoltà, ho percepito questa difficoltà”.

Giudice costituzionale dal novembre del 2014, Sciarra è la quinta donna componente della Consulta, la seconda a diventarne presidente dopo Marta Cartabia e la prima ad essere stata eletta dal Parlamento in seduta comune. Per raggiungere l’obiettivo di una compiuta parità di genere, sostiene, “le donne devono avere l’opportunità di crescere, devono trovarsi nei luoghi giusti per crescere, deve esser loro garantita la parità dei punti di partenza e la parità di chance”.”Non c’è dubbio che il diritto può aiutare – aggiunge – Le leggi fissano punti fermi e garantiscono i diritti delle donne: poi però questi diritti devono camminare con le loro gambe, devono essere rispettati e le donne devono battersi perché i diritti che sono loro garantiti diventino concreti e reali”.

A chi le chiede quali figure femminili le siano state di ispirazione, risponde di getto: “Quelle di mia madre e di mia nonna, due donne eccezionali“. E prosegue: “Ho avuto una famiglia che mi ha sempre sostenuto e verso la quale ho una gratitudine sconfinata, perché penso che la famiglia possa fare molto nel dare sostegno e forza ai figli”. Nella vita professionale, sua figura di riferimento è stata la giudice americana Ruth Ginsburg, oltre al giuslavorista, padre dello Statuto dei Lavoratori, Gino Giugni, il “maestro” che “mi ha sempre incoraggiato senza far mai avvertire una diversità di genere”.

Sulla strada della parità, la chiave di volta è il cambiamento innanzitutto culturale. E lo sguardo va alle nuove generazioni: “Alle giovani donne dico che serve molta tenacia e ci vogliono progetti da perseguire – dice – Bisogna battersi per quei progetti e per i propri diritti e superare gli ostacoli. Solo così riusciamo ad ottenere una cultura del rispetto, anche da quelli che sembrano oppositori”.”La cultura del rispetto della donna è fondamentale – chiosa – nella sua femminilità, nella sua intelligenza, nella sua professionalità, nella sua maternità. E quest’ultimo in particolare è ancora un nodo centrale nei luoghi di lavoro, nonostante le leggi a tutela delle madri in Italia siano risalenti“. 

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