L'intervento del premier ha dato il via libera al mandato bis dopo cinque giorni di turbolenze parlamentari

“E’ il momento dei due presidenti”. A Montecitorio, lo spoglio dell’ottava votazione ha appena incoronato Sergio Mattarella successore di se stesso e a palazzo Chigi immortalano così la nuova pagina della storia della Repubblica. L’attuale inquilino del Colle e Mario Draghi, è il ragionamento, “si sono presi sulle spalle il compito di assicurare la stabilità del Paese” dopo cinque giorni segnati da “forti turbolenze” in Parlamento. Si tratta, spiega chi è vicino al premier, di una decisione “coerente” con quanto invocato negli ultimi giorni dalle forze politiche che praticamente all’unisono hanno chiesto – in una voce partita dalle truppe e arrivata fino ai leader –  al premier di andare avanti con determinazione il suo lavoro e a Mattarella di continuare a rappresentare (e unire) il Paese.

Il film della giornata corre via veloce. Dopo il muro contro muro su Casellati e lo stop arrivato nella notte per Belloni, la situazione in Parlamento è ancora di “grande confusione” e quasi impone ai due presidenti di dismettere i panni di osservatori attenti della situazione a protagonisti, in campo per “individuare un percorso di uscita dallo stallo”. Mattarella e Draghi ne parlano per circa mezz’ora in mattinata, a margine del giuramento di Filippo Patroni Griffi a giudice della Corte Costituzionale. Una telefonata, poi, serve al presidente del Consiglio per chiedere al capo dello Stato di restare al Quirinale “per il bene e la stabilità del Paese”, qualora dal Parlamento arrivasse questa indicazione, e a sincerarsi del venir meno delle ultime resistenze. E’ lo stesso premier, poi,  a informare i leader delle forze politiche della soluzione individuata per uscire dall’impasse. Matteo Salvini viene raggiunto al telefono tra una riunione e l’altra. “Ciao Mario”, dice con voce squillante prima di allontanarsi dai cronisti per non essere sentito. Il colloquio va avanti per alcuni minuti, poi, prima dei saluti, il leader della Lega dice: “Non ci farebbe una bella figura il Paese. Dai, comunque ti vengo a trovare quando finiamo qui”.

Il tavolo di maggioranza tra le forze che sostengono il Governo che si riunisce poco dopo serve a blindare l’accordo. I leader sorridono e fanno quasi a gara per intestarsi l’operazione, ma la tregua dura poco. La conferma di Mattarella al Quirinale ha tra gli altri vantaggi la permanenza di Draghi a palazzo  Chigi, ma la “stabilità” tanto invocata rimane sin da subito vittima delle prime turbolenze. Sono le parole di Giancarlo Giorgetti a (ri)portare il barometro a tempesta. In Parlamento si diffonde la voce di un suo possibile passo indietro. Dimissioni? “Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto”,  replica il titolare del Mise. Non solo. “Il Governo con la sua maggioranza – aggiunge dopo un incontro con Salvini –  adotti un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisi, per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al paese”. I due esponenti della Lega chiedono quindi un incontro al premier e, anche tra gli alleati, si teme il peggio. A palazzo Chigi mantengono la calma: le fibrillazioni, spiegano, sono dovute “a un’over interpretation” delle dichiarazioni di Giorgetti che vedevano il ministro pronto a compiere “una decisione grave”, ma poi tutto “è rientrato e tutto il Governo conta su di lui”. Anche gli alleati frenano sulla necessità di un ‘tagliando’: “Un rimpasto? Io sono sempre stato ostile alla fase 1, fase 2, tagliando: ogni volta che si inizia così finisce sempre male. Per quanto ci riguarda il governo va bene così, poi è nelle prerogative del presidente del Consiglio immaginare qualsiasi forma di cambiamento. Dopo l’apnea di queste settimane bisogna ricominciare a correre”, dice chiaro Enrico Letta. “Non è il momento di formule politiche che suonerebbero incomprensibili. Da domani la politica deve ricominciare a occuparsi dei problemi reali”, gli fa eco Roberto Speranza. Chiede invece un incontro al premier Giuseppe Conte: “Non possiamo limitarci ad assicurare genericamente continuità di governo – spiega – Dobbiamo essere promotori di questo confronto per siglare un patto per i cittadini”. Diversità di vedute a parte, in serata i grandi elettori scelgono di nuovo Sergio Mattarella con 759 voti. “E’ una splendida notizia per gli italiani – commenta il premier – Sono grato al Presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento di rieleggerlo per un secondo mandato.”

Adesso, per Draghi, però, “è il momento di rimettersi al lavoro”. Già da lunedì si riunirà il Consiglio dei ministri per esaminare alcuni provvedimenti in scadenza e per “semplificare” l’applicazione del Green pass. Sarà il primo confronto tra l’ex presidente Bce e i ministri. Tra le righe, delle dichiarazioni ufficiali come dei silenzi, i componenti della squadra di Governo hanno lavorato pro o contro il possibile trasferimento del presidente del Consiglio al Quirinale. Tutto riprenderà come prima? si domandano addetti ai lavori e ministri. “Lunedì si vedrà”.

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