In corsa per Palazzo Marino, tra gli altri, ci sono anche Layla Pavone, manager della comunicazione, candidata del Movimento 5 Stelle, e l'ex pentastellato e fondatore di Italexit, Gianluigi Paragone,

Giuseppe Sala va a caccia del bis. A contendergli la poltrona più prestigiosa di Palazzo Marino sarà soprattutto Luca Bernardo, sostenuto dal centrodestra. A una settimana dall’apertura dei seggi (si vota il 3 e il 4 ottobre) è sostanzialmente una corsa a due quella di Milano. Certo, ci sono in totale 13 candidati, ma è il duello fra il sindaco uscente e il pediatra prestato alla politica quello decisivo. In corsa per Palazzo Marino, tra gli altri, ci sono anche Layla Pavone, manager della comunicazione, candidata del Movimento 5 Stelle, e l’ex pentastellato e fondatore di Italexit, Gianluigi Paragone, appoggiato anche da Grande Nord, che qualcuno sostiene possa rosicchiare più di qualche consenso al centrodestra e a Bernardo, in corsa dal 6 luglio dopo un lungo dibattito interno alla coalizione sulla scelta dell’anti-Sala.

Per i restanti candidati, dal socialista Giorgio Goggi a Bianca Tedone di Potere al popolo fino al no-vax Teodosio De Bonis (lista 3 V), la sfida sarà a dir poco ardua.

La ripartenza di Milano, locomotiva d’Italia, dopo un anno e mezzo di pandemia, il potenziamento del trasporto pubblico, la gestione delle periferie, il futuro di San Siro e le Olimpiadi invernali 2026 sono i temi che hanno caratterizzato finora la campagna elettorale. Per non parlare della gestione dei fondi del Pnrr, per cui Sala invoca anche la creazione di un osservatorio per monitorare l’andamento delle spese e dei lavori. E non sono mancate le polemiche, dal porto d’armi di Bernardo al “pistola” usato dal pediatra del Fatebenefratelli per bollare gli elettori di Sala, fino ai continui botta e risposta sulle piste ciclabili e all’audio di Bernardo con la richiesta di fondi ai partiti.

Se per provare a schiodare il M5S dal 10% delle ultime amministrative, il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, tornerà martedì a Milano, i leader del centrodestra chiudono finora con iniziative in ordine sparso a sostegno di Bernardo: un comizio in piazza Duomo di Giorgia Meloni, l’evento di Forza Italia a Palazzo delle Stelline con la telefonata-appello di Silvio Berlusconi e il comizio del segretario leghista, Matteo Salvini, nel quartiere periferico di Niguarda. Ma è data quasi per certa una conferenza stampa con i big della coalizione. Per quanto riguarda Sala, che da marzo scorso ha aderito ai Verdi europei, invece, al momento non è prevista una chiusura, ad esempio, con il segretario del Pd, Enrico Letta.

“Sto girando la città dalla mattina alla sera”, sostiene il sindaco uscente, accusato da qualcuno di snobbare questa campagna. I sondaggisti lo danno in netto vantaggio su Bernardo, i più ottimisti anche vincente al primo turno. Ma il pediatra non ci sta (“Noi siamo una famiglia, loro sono divisi e il 3 e 4 ottobre li mandiamo a casa”) e considera l’applausometro del primo confronto fra i candidati nella sede di Confcommercio di due giorni fa un “grande sondaggio”. Dal canto suo, la pentastellata Pavone vorrebbe una “Milano prima donna”, come recita lo slogan scelto per questa campagna elettorale. Che si chiuderà venerdì prossimo, prima di lasciar spazio nelle urne ai milanesi. Un responso che farà tenere le antenne dritte a tutti i leader di partito. Milano, insieme a Torino, Bologna, Roma e Napoli, d’altronde, costituisce una cartina di tornasole del peso dei partiti, che viene misurato per la prima volta dopo un anno e mezzo di Covid.

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