Domenica l'assemblea dem che dovrebbe incoronarlo nuovo segretario. E arriva l'endorsment del leader dimissionario

Il giorno di Enrico Letta si avvicina. Nelel prossime ore l’ex premier scioglierà la riserva sulla sua candidatura a segretario del Pd e, salvo sorprese dell’ultima ora, sarà lui il nono leader dem (in 14 anni). Nel pomeriggio, piccola ventiquattrore alla mano, il rientro con un volo Alitalia da Parigi a Roma, nella sua casa di Testaccio, accolto da telecamere e taccuini. Poi la giornata trascorre tra contatti con i dirigenti Dem (da Nicola Zingaretti a Andrea Orlando e Dario Franceschini) e la partecipazione a due webinar: “The future of Italy in Europe”, organizzato dall’Italian Society del King’s College London e “La politica economica di Biden e gli scenari post-Covid”, organizzato da Arel, con tanto di relazione del premio Nobel Michael Spence. Tra qualche giorno, però, la sua agenda potrebbe cambiare e, da ‘accademica’, tornare alla politica attiva. Il termine delle 48 ore di riflessione scadrà venerdì in tarda mattinata e, chi conosce il suo modo di fare, ipotizza un rispetto dei tempi. Letta non si sente ancora segretario (lo dice lui stesso ai cronisti) ma, secondo chi ci ha parlato, sarebbe pronto ad accettare la sfida. Una sfida collegiale, viene riferito, nella quale è in gioco il destino del Paese e non solo del Pd. Da qui la richiesta di ‘unità’ e di garanzie sul suo mandato arrivate nei giorni scorsi.

E se le tensioni interne non sono certo mancate e fanno fatica ad affievolirsi, l’assemblea di domenica dovrebbe incoronare Letta quasi all’unanimità. Base riformista, la corrente guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, è pronta a sostenerlo. La riunione dei 50 parlamentari d’area si terrà venerdì pomeriggio, ma il sì della componente più grande della minoranza non dovrebbe mancare, legato “all’agenda Draghi e all’impronta riformista” da dare al partito. Si riunirà nelle prossime ore anche ‘Fianco a Fianco’, l’area nata dalla candidatura allo scorso congresso di Maurizio Martina (oggi alla Fao). Nei giorni scorsi Matteo Mauri aveva già assicurato il sostegno all’ex premier e nelle ultime ore è arrivato anche quello del capogruppo alla Camera Graziano Delrio, che pure prima non aveva escluso la possibilità di sostenere la candidatura ‘rosa’ di Debora Serracchiani, che però – in nome “dell’unità” – si è chiamata fuori.

L’adesione di ‘Fianco a fianco’, è “senza tatticismi esasperati e – spiegano fonti parlamentari vicino all’area – e con l’intento di contribuire a una soluzione unitaria coerente con l’approccio avuto sempre in questi anni”. Anche dalla conferenza delle donne, che si riunirà in serata, arrivano parole di stima per Letta. Improbabile si arrivi a una candidatura femminile. Letta “ha le capacità politiche per cogliere le esigenze del Pd dal punto di vista della parità di genere, cioè il fatto di essere un partito di donne e uomini, cambiando veramente”, dice Titti Di Salvo.

Passa idealmente il testimone a Letta, Nicola Zingaretti. “La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche”, scrive su Facebook il leader dimissionario in una lettera indirizzata idealmente al suo successore. “Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo”, azzarda, assicurando che non farà mancare il suo impegno. I suoi esultano: “Base riformista è bloccata, sta in grande difficoltà. Si ritrovano Letta segretario e Conte alla guida dei cinque stelle, che di certo non sono renziani – è l’analisi – Non hanno margine e sono costretti a convergere su di perché non hanno altre strade. Non possono massacrare un altro segretario”. Con l’assemblea di domenica i numeri, e le strategie, saranno sul tavolo. Dopo la relazione della presidente Valentina Cuppi che prenderà atto delle dimissioni di Zingaretti, ci sarà il tempo per la presentazione delle candidature e la raccolta delle firme. Senza dibattito. Nel pomeriggio, poi, la votazione (da remoto) e la proclamazione del segretario.

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