La famosa vicenda politica si svolse tra il 27 e il 30 ottobre 1922. Mussolini e i suoi avevano deciso di forzare la mano di fronte all'intrinseca debolezza del governo Facta già dimissionario ma in attesa di una soluzione politica per la successione. La marcia venne preparata a lungo e utilizzata come minaccia nei confronti di Giolitti e Salandra incapaci di trovare una strada politica. Il 24, a Napoli, i fascisti diedero vita a una grande manifestazione e, subito dopo, i gruppi dei fasci da combattimento delle varie città partirono alla volta di Foligno, Tivoli, Monterotondo e Santa Marinella, punti di raduno per l'entrata in Roma. In tutto non erano più di 25mila e Roma era difesa da 28.400 soldati bene armati. Ma la scelta del re fu di non resistere, i fascisti "marciarono" e, in capo a pochi giorni, Vittorio Emanuele III tolse l'incarico ad Antonio Salandra e lo affidò a Mussolini. La marcia non trovò opposizione anche perché il re decise di non firmare lo stato d'assedio proposto dal governo Facta. Solo il quartiere popolare di San Lorenzo organizzò una qualche resistenza. Ci furono scontri e sparatorie con tredici morti (quasi tutti romani). Il 29 sera Mussolini arrivò a Roma in treno e il 30 mattina ricevette il compito di formare il governo. Se ne andò solo dopo 20 anni.
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