Il discorso alla nazione del presidente, che si è auspicato un "governo di interesse generale"
Emmanuel Macron esclude le sue dimissioni, assicurando che resterà al timone della Francia “fino alla fine” del mandato nel 2027, e annuncia che nominerà un nuovo primo ministro “nei prossimi giorni”. All’indomani dell’approvazione della mozione di sfiducia da parte dell’Assemblea nazionale, che ha fatto cadere il governo dopo solo 3 mesi di attività, rendendolo il più breve della Quinta Repubblica, il premier Michel Barnier ha presentato le dimissioni sue e del suo esecutivo. Resterà in carica per la gestione degli affari correnti fino alla nomina del suo successore, il cui nome, però, al momento non c’è. Nell’atteso discorso alla nazione tenuto in serata dall’Eliseo, Macron ha espresso l’auspicio di un “governo di interesse generale“, che “rappresenti tutte le forze politiche di un arco di governo che possa partecipare o che per lo meno si impegni a non sfiduciarlo”. La partita sul tavolo è complessa: il problema resta la mancanza di una maggioranza assoluta tra i tre blocchi parlamentari usciti dalle urne delle elezioni legislative anticipate del 7 luglio: né la gauche del Nouveau Front Populaire (Nfp), né il blocco di centro-destra, né l’estrema destra di Marine Le Pen hanno la maggioranza.
“Estrema destra ed estrema sinistra unite in fronte anti-repubblicano”
La scelta di indire il voto anticipato, Macron l’aveva fatta dopo l’esito delle europee di giugno, con un boom del Rassemblement National (RN). Una scelta che gli è stata più volte rimproverata anche in questi giorni: lo scioglimento dell’Assemblea nazionale “non è stato compreso” e questa “è una mia responsabilità“, ha detto Macron, accennando un parziale mea culpa, ma ha rivendicato che “è stato una scelta ineluttabile“. Macron ha puntato il dito contro gauche e RN per la caduta del governo Barnier: “estrema destra ed estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano“. La caduta del governo ha lasciato la Francia senza un bilancio 2025 approvato. Una legge finanziaria speciale verrà depositata in Parlamento prima di metà dicembre, ha assicurato Macron, e “questa legge temporanea permetterà, come è previsto dalla nostra Costituzione, la continuità dei servizi pubblici e della vita del Paese” e “applicherà per il 2025 le scelte fatte nel 2024“. Macron conta che si creerà “una maggioranza che la approvi in Parlamento”. Quanto all’ipotesi di applicare l’articolo 16 della Costituzione, che accorderebbe pieni poteri al presidente per adottare il bilancio, ventilata da alcuni nelle ultime ore, diversi esperti consultati da Le Monde l’hanno esclusa perché le condizioni per la sua applicazione non ricorrono.
Il totonomi per il successore
La crisi di governo è giunta in un momento cruciale, non solo per il bilancio ma anche perché i riflettori internazionali sono puntati sulla Francia. La riapertura della cattedrale di Notre Dame è in programma per l’8 dicembre dopo i lavori di restauro seguiti al devastante incendio di 5 anni fa e Donald Trump è atteso a Parigi per l’occasione. Tanto che mercoledì, poco prima che l’esecutivo venisse sfiduciato, da fonti vicine a Macron era filtrato che se effettivamente il governo fosse caduto il presidente intendeva nominare un nuovo premier entro 24 ore, per evitare di presentarsi davanti al tycoon senza un governo. Il totonomi per il post Barnier è partito già da qualche giorno, da quando è diventato chiaro che sull’approvazione della legge di bilancio in Parlamento si giocavano le sorti del governo. Fra le ipotesi che circolano nelle ultime ore, due nomi ricorrono con più insistenza di altri: François Bayrou, 73 anni, alleato storico di Macron e leader del partito centrista MoDem; e Sébastien Lecornu, 38 anni, attualmente ministro delle Forze armate ma che è ininterrottamente ministro dal 2017. Continua a circolare anche il nome dell’attuale titolare dell’Interno Bruno Retailleau. I fari si sono accesi in particolare su Bayrou dopo che sui media francesi è filtrata la notizia che avrebbe pranzato all’Eliseo con Macron, che l’avrebbe incontrato dopo la presidente dell’Assemblea nazionale Yaël Braun-Pivet e prima del presidente del Senato Gérard Larcher. “Non mi candido a nulla”, ha detto invece Lecornu in un’intervista.
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