Dal ritorno di Carles Puigdemont all'incognita maggioranza

La Catalogna torna al voto domenica in un’attesa elezione in cui si misureranno la forza del fronte indipendentista e gli effetti che su questo hanno avuto i provvedimenti adottati negli ultimi anni dai governi presieduti da Pedro Sanchez. Il voto, che precede di qualche settimana le elezioni europee, potrebbe avere ricadute a livello nazionale considerando che l’esecutivo spagnolo per avere la maggioranza assoluta al Congresso dei deputati ha bisogno dei voti a favore dei due principali partiti indipendentisti che si presentano alle elezioni: Junts, la formazione dell’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, ed Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) dell’attuale governatore Pere Aragones. Il voto cade anche nel pieno dell’iter parlamentare del progetto di legge di amnistia per gli indipendentisti catalani, che dovrebbe essere approvato a fine maggio. Il provvedimento è stato centrale per l’investitura di Sanchez come premier e andrà a beneficio tra gli altri anche di Puigdemont, che ha prospettato un ritorno in Catalogna in caso di vittoria. La campagna elettorale è stata segnata principalmente da due eventi: la lettera con cui Sanchez ha annunciato di prendersi cinque giorni di riflessione per decidere se rimanere in carica o dimettersi e il ritorno sulle scene di Puigdemont che ha guidato dalla Francia la campagna della coalizione ‘Junts+Carles Puigdemont per Catalunya’, formata dal suo partito più altre sette formazioni indipendentiste.

Quando e come si vota

I seggi in Catalogna apriranno domenica 12 maggio alle ore 9 e si potrà votare fino alle 20. Oltre 5,7 milioni di elettori, inclusi i residenti all’estero, eleggeranno i 135 deputati che compongono il Parlamento catalano. I partiti che entreranno nell’Assemblea inizieranno i negoziati per arrivare a una maggioranza e formare un nuovo governo. La maggioranza assoluta corrisponde a 68 seggi. Il candidato alla presidenza della Generalitat dovrà presentarsi al Parlamento per la fiducia. In prima votazione occorre la maggioranza assoluta, in seconda votazione quella semplice.

I partiti e i candidati in campo

Sono nove le principali forze politiche che si presentano alle elezioni di domenica, di cui quattro sono indipendentiste. Come favorito è dato il Partito dei Socialisti di Catalogna guidato dall’ex ministro della Sanità Salvador Illa. Il Partito popolare ha schierato come candidato alla presidenza della regione Alejandro Fernandez, mentre per Vox corre il suo segretario generale Ignacio Garriga. Nell’ala a sinistra dei socialisti si presenta la coalizione Comuns Sumar con Jéssica Albiach. Corre anche Ciudadanos, un tempo grande catalizzatore degli elettori anti-indipendenza e ora quasi scomparso dalla scena politica spagnola. Le forze indipendentiste sono Erc che ricandida l’attuale governatore Pere Aragones, la coalizione ‘Junts+Carles Puigdemont per Catalunya’, formata appunto da Junts più altre sette formazioni indipendentiste, la Cup, partito di sinistra radicale e Aliança Catalana, il partito di estrema destra pro-indipendenza guidato dalla sindaca di Ripoll, Sílvia Orriols, novità di questa tornata elettorale.

Il ritorno di Carles Puigdemont

Il 21 marzo l’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, scappato in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola dopo il referendum dell’1 ottobre 2017 e la successiva dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna, ha annunciato che si sarebbe candidato alle elezioni nel corso di un evento organizzato ad Elna, nella regione che gli indipendentisti chiamano la Catalogna del nord. L’annuncio di Puigdemont, arrivato poche settimane dopo che la Corte suprema ha aperto un’inchiesta contro di lui per terrorismo, ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali e internazionali, in un momento in cui è in dirittura d’arrivo l’amnistia. Sanchez ha cercato di minimizzare la candidatura del leader indipendentista. Un ritorno di Puigdemont come governatore sarebbe un grande colpo per l’immagine del governo centrale spagnolo che si vanta di essersi lasciato alle spalle il periodo più difficile in Catalogna, quando l’esecutivo era guidato dai popolari.

Cosa dicono i sondaggi

I sondaggi, che si sono potuti pubblicare fino a lunedì, danno come chiaro vincitore il Psc di Salvador Illa tuttavia senza una maggioranza assoluta, neanche con i voti di Comuns Sumar. Junts viene data come seconda forza quasi alla pari con Erc. Proprio Esquerra dovrebbe avere a questo punto la chiave della governabilità dovendo scegliere se optare per la sua anima di sinistra e convergere dunque con Psc e Comuns Sumar, o per quella indipendentista convergendo con Junts e Cup. Secondo l’ultimo sondaggio del Centro di Ricerche Sociologiche (Cis) il Psc sarà il partito più votato con una percentuale compresa tra il 29,8% e il 33,2%, staccando di dieci punti percentuali le altre forze politiche. Junts risulterebbe la seconda forza (15,4%-18,1%), poco più avanti rispetto a Erc (15,2%-17,9%). Il Pp sarebbe la quarta forza (9,6%-11,9%) superando Vox, (5,8%-7,5%). La coalizione Comuns Sumar raggiungerebbe un risultato compreso tra 5%-6,7%, seguita dalla Cup (3,2%-4,6%). Il partito indipendentista di estrema destra Aliança Catalana potrebbe arrivare a un 3%-4,4% dei voti mentre Ciudadanos rimarrebbe fuori dal Parlamento regionale. 

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