Il premier dello Stato ebraico: "L'indagine sarà rapida e trasparente"

Ennesima tragedia nella Striscia di Gaza dove sette operatori umanitari dell’organizzazione non governativa World Central Kitchen sono stati uccisi nel corso di un raid delle forze armate israeliane. Le vittime provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito, una ha cittadinanza statunitense e canadese mentre un’altra è l’autista palestinese.

Unanimi le critiche sull’accaduto a livello mondiale e la richiesta di un’indagine imparziale sui fatti. Israele ha ammesso l’errore tramite il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha parlato di “un tragico incidente in un attacco non intenzionale delle nostre forze su persone innocenti”. Secondo una prima ricostruzione dei media israeliani il convoglio sarebbe stato attaccato con tre missili lanciati da un drone da un’unità a guardia del percorso di trasporto degli aiuti umanitari per la presunta presenza di un terrorista. Netanyahu, sempre più sotto pressione, ha promesso che l’indagine sarà “rapida e trasparente” e i suoi esiti saranno resi pubblici. “Israele è pienamente impegnato a consentire agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione civile di Gaza e faremo tutto ciò che è in nostro potere per garantire che tali tragedie non si ripetano in futuro”, ha dichiarato.

La Ong, fondata dal famoso chef ispano-statunitense José Andrés nel 2010, che distribuisce pasti alle persone bisognose in seguito a disastri naturali o a coloro che vivono in una zona di guerra ha sospeso le sue attività nella Striscia. “Ho il cuore spezzato” ha affermato lo stesso Andrés chiedendo il cessate il fuoco. Il governo del Regno Unito ha convocato l’ambasciatore israeliano per esprimere “l’inequivocabile condanna per la terribile uccisione” di suoi concittadini mentre la Casa Bianca si è detta “affranta e turbata” e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto allo Stato ebraico di “fare chiarezza”. Non si spengono intanto le polemiche relative al raid israeliano effettuato lunedì su un edificio consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco, capitale della Siria, costato la vita fra gli altri a due generali di Teheran. “Questo crimine vile non rimarrà senza risposta”, ha assicurato il presidente iraniano Ebrahim Raisi che ha parlato di “mani sporche di sangue del regime sionista usurpatore”.

Israele non ha rivendicato apertamente la paternità dell’accaduto ma, tramite il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha ribadito che il suo obiettivo è quello di “agire ovunque, ogni giorno, per prevenire l’accumulo di forze dei nostri nemici e rendere chiaro a tutto coloro che agiscono contro di noi in tutto il Medioriente che il prezzo da pagare sarà alto”. La Russia ha reagito all’accaduto chiedendo una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Per il Cremlino si è trattato di un “atto di aggressione” che viola “tutti i fondamenti del diritto internazionale”. Una dura condanna è arrivata anche dalla Cina mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato che “l’inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari e del personale deve essere rispettata in tutti i casi in conformità con il diritto internazionale”. L’Unione Europea infine si è detta “allarmata” per i fatti di Damasco invitando tutte le parti in causa a evitare un’ulteriore escalation, che “non è nell’interesse di nessuno

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