La donna in lacrime: "Ho partorito in guerra, adesso sono con il loro padre"

Ci sono voluti 10 anni e tre cicli di fecondazione in vitro perché Rania Abu Anza rimanesse incinta, e solo pochi secondi perché perdesse i suoi gemelli di quattro mesi e mezzo, un maschio e una femmina nati una settimana dopo l’inizio della guerra a Gaza. Un attacco israeliano ha colpito la casa della sua famiglia allargata nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, sabato 2 marzo, uccidendo i suoi figli, suo marito e altri 11 parenti e lasciandone altri nove dispersi sotto le macerie. “Lode a Dio, il nostro Allah mi ha onorato e mi ha benedetto con una figlia e un figlio“, ha detto la donna tra le lacrime. “Ho partorito a metà dell’ottavo mese (di gravidanza). Ho partorito in guerra, la guerra è iniziata sabato e ho partorito venerdì. Non ne ho avuti abbastanza, giuro che non ne ho avuti abbastanza e il loro padre se n’è andato (è stato ucciso, ndr). Non ho nessun altro”, ha aggiunto Rania Abu Anza.

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