E' possibile che domani ci sia anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per presiedere la prima riunione del G7 dall'Ucraina

Domani la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarà a Kiev in occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina. Lo si apprende da fonti della Commissione europea.

Intanto ieri era arrivata una indiretta conferma del fatto che sabato Giorgia Meloni presiederà la prima riunione dei leader del G7 sotto la presidenza italiana direttamente da Kiev. Dal salotto di ‘Porta a Porta’, la premier Giorgia Meloni ha ricordato ieri di aver convocato l’appuntamento in occasione di una data simbolo, quella del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina, e tiene a ribadire un concetto: “Penso che l’Occidente non debba dare segnali di stanchezza. Se non fosse stato per il lavoro che abbiamo fatto noi oggi avremmo un’Ucraina invasa, avremo una guerra molto più vicina a casa nostra. E pallottoliere alla mano non ci conviene perché noi non siamo esattamente in Europa paesi che hanno molto investito per difendersi”.

L’intervista di Meloni da Vespa

Nel corso della riunione incentrata sul sostegno all’Ucraina, e che vedrà anche la presenza di Zelensky, si parlerà anche dell’altra grande crisi in corso sullo scacchiere internazionale, ovvero quella in Medioriente. Meloni, intervistata da Bruno Vespa, riconosce che “Israele è in una posizione estremamente difficile per la natura della situazione e soprattutto perché Hamas ha usato la questione palestinese per aggredire Israele e oggi usa i civili palestinesi per farsi scudo”. “Pur comprendendo le difficoltà di una situazione che è molto complessa – aggiunge però – penso che serva far capire che questa escalation non aiuta nessuno, neanche Israele. Penso serva un cessate il fuoco umanitario, iniziative di de-escalation sono necessarie. E penso che la soluzione strutturale del problema palestinese serva anche a Israele”. Per quanto riguarda i temi di politica interna, la premier si sofferma a lungo sul dossier legato all’ex Ilva, “gestito pessimamente, al quale cerchiamo di trovare delle soluzioni. Noi abbiamo degli obiettivi perché dal mio punto di vista l’Ilva è tutt’altro che un’azienda spacciata – sottolinea -. C’è il mercato per l’acciaio di qualità in Europa, e abbiamo l’interesse di garantire la continuità produttiva, di mettere in sicurezza i lavoratori, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini”. Meloni assicura quindi di non voler “statalizzare” l’Ilva e si dice convinta del fatto che ci sono “tutti i margini per trovare degli investitori privati che abbiano davvero interesse a farla camminare. Ce ne sono diversi che si sono fatti avanti”.

Il paragone, spiega, è quello con Mps: “Mi piacerebbe fare quello che abbiamo fatto col Monte dei Paschi di Siena: per anni lo Stato italiano ci ha messo i soldi in una situazione drammatica, poi a un certo punto l’abbiamo risanata e la banca ha ricominciato a fare utili. Adesso ha venduto una parte delle sue quote e quindi i cittadini hanno visto rientrare una parte di quei soldi che avevano speso per salvare al tempo la banca, e piano piano lo Stato uscirà. Io vorrei fare una cosa simile a quella che abbiamo fatto su Mps per dimostrare che siamo consapevoli della forza che questa azienda può avere”.Un altro dossier su cui si sta spendendo dal primo giorno in cui è arrivata a palazzo Chigi, ricorda, è poi quello sui flussi migratori.”E’ una materia sulla quale lavoro ogni e che monitoro quotidianamente – afferma Meloni -. Lo dico in punta di piedi, qualche segnale arriva: nelle prime settimane di quest’anno gli sbarchi sono diminuiti di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tutto il lavoro che abbiamo fatto piano piano sta dando risultati”. E a proposito di lavoro in atto, la presidente del Consiglio torna a parlare della riforma costituzionale definendola come “una occasione storica”.

Il premierato non è “una deriva autoritaria, salvo che la Francia non sia autoritaria” aggiunge, dicendosi quindi favorevole al vincolo dei due mandati, mentre per quanto riguarda la soglia per il premio di maggioranza “è una delle materie degli emendamenti presentati e se ne discuterà, va rimandato alla legge elettorale ma, per dare stabilità bisogna garantire una maggioranza”. “Noi vogliamo far scegliere gli italiani e non inciuci di palazzo”, conclude ribadendo che il referendum non sarà “un voto su di me ma su quello che succede dopo”. 

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