Manifestazione davanti alla sede UNRWA di Beitunia

Diversi manifestanti si sono riuniti davanti all’ufficio dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nella città di Beitunia, in Cisgiordania, per denunciare i tagli dei finanziamenti all’agenzia. Le accuse di Israele – secondo cui 12 dipendenti dell’agenzia umanitaria UNRWA avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre nel sud di Israele – hanno scosso l’organizzazione il mese scorso.

Diversi Paesi hanno sospeso i finanziamenti, per un valore di circa 440 milioni di dollari, quasi la metà del budget annuale dell’agenzia. Sono in corso due indagini delle Nazioni Unite. Il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini ha affermato che, senza ulteriori fondi, l’agenzia potrebbe cessare le operazioni a fine febbraio. Il terzo maggiore donatore, l’Unione Europea, dovrebbe effettuare un pagamento di 82 milioni di euro entro la fine del mese. Ma l’Europarlamento ha richiesto un’audizione dell’agenzia da parte di esperti indipendenti nominati dalla Ue. Dei 13mila membri dello staff dell’agenzia delle Nazioni Unite a Gaza, più di tremila continuano a lavorare. Esaminarli entro poche settimane sarebbe impossibile e il tempo è essenziale.

L’agenzia è stata il principale fornitore di cibo, acqua e alloggi durante la guerra a Gaza, dove circa l’85% della popolazione è sfollata. Tra i 27 paesi dell’Ue, molti hanno sospeso i finanziamenti. La Germania, il secondo maggiore donatore dell’UNRWA dopo gli Stati Uniti, ha affermato che “temporaneamente non approverà alcun nuovo fondo” fino alla conclusione delle indagini. Francia, Italia e Paesi Bassi hanno adottato una posizione simile.

Israele accusa da tempo l’UNRWA di tollerare o addirittura collaborare con le attività di Hamas all’interno o intorno alle strutture delle Nazioni Unite, ma il governo si è fermato prima di chiedere l’immediata chiusura dell’agenzia. Nessuno – in Israele o all’estero – ha offerto un’alternativa per fornire aiuti alla popolazione assediata di Gaza.

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