L'intervista in occasione del 50esimo anniversario del golpe di Pinochet
“La sua musica, questa è l’eredità” lasciata al Cile e al mondo dal cantautore cileno Victor Jara, con il suo omicidio si è provato a “uccidere la creatività”, ma il valore della sua musica oggi è che “funziona come un’ispirazione” ed è “un linguaggio universale” in grado di volare ovunque. Lo ha detto a LaPresse Amanda Jara, figlia di Victor Jara, intervistata in occasione del 50esimo anniversario del golpe con cui l’11 settembre del 1973 il generale Augusto Pinochet pose fine al governo democraticamente dell’allora presidente Salvador Allende. Il cantautore fu sequestrato arrestato dai militari subito dopo il golpe, portato nell’Estadio de Chile a Santiago, oggi a lui intitolato, e fu torturato e ucciso. Il suo corpo fu ritrovato pochi giorni dopo, il 16 settembre, vicino a un cimitero di Santiago. La sua è fra le voci più popolari della protesta in Cile e la sua musica fu colonna sonora degli anni di Allende. “Credo che la sua morte rafforzi anche l’idea che bisogna lasciare che la creatività, l’arte, la musica, la pittura, la poesia, la letteratura, siano libere e possano esprimere ciò che devono esprimere”, afferma Amanda Jara. L’eredità lasciata da Victor Jara, secondo la figlia Amanda, è “la sua musica, la sua convinzione, sono le sue idee. È stata una persona molto coerente, molto creativa. E per questo è così doloroso, non solo per me come figlia o per la nostra famiglia, ma per la storia del Cile, che si sia uccisa in questo modo la creatività”, racconta a LaPresse visibilmente commossa. La sua musica “credo che funzioni come un’ispirazione, è quello che io ho visto nel tempo” perché “la musica è un linguaggio universale, si capisce al di là della lingua, la musica in qualunque posto tocca dei nervi, non bisogna essere cileni per provare un’emozione con una canzone di mio papà o degli Inti Illimani o di Violeta (Parra ndr.), questo vola ovunque, è appunto un’ispirazione”, aggiunge Amanda Jara in una videochiamata dal Cile.
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