Il Paese è nel caos, continua la guerra tra l'esercito e i paramilitari. Via anche i cittadini di Usa, Gb, Francia, Olanda e Spagna

Continua senza tregua, a dispetto del cessate il fuoco annunciato venerdì, la guerra in Sudan tra l‘esercito regolare e il gruppo paramilitare noto come Rapid Support Forces (RSF). L’Italia, per bocca della Farnesina, ha annunciato di aver completato la missione di salvataggio di oltre 100 connazionali. L’operazione è stata coordinata dall’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, con assetti della Difesa e il supporto dell’intelligence. Nella nota diffusa dal ministero degli Esteri si spiega che l’evacuazione è stata condotta con due voli un C130 dell’Aeronautica militare e un AM400 spagnolo attraverso cui sono stati trasferiti a Gibuti 105 cittadini italiani e 31 stranieri, fra cui cittadini portoghesi, australiani, greci, britannici, svedesi.

Ieri hanno lasciato ilPaese africano anche i cittadini di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi mentre nelle ultime ore è toccato a quelli di Spagna e Germania. 

Mattarella: “Apprezzamento brillante operazione per nostri concittadini” 

“Apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini”. Lo ha espresso il presidente dela Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro dell Difesa, Guido Crosetto, durante l’incontro al Quirinale con le associazioni Combattentistiche e d’Arma. 

Fino a 4mila britannici ancora bloccati 

Potrebbero esserci più 4mila cittadini britannici ancora bloccati in Sudan. La stima è stata fornita dalla deputata conservatrice Alicia Kearns, presidente della commissione ristretta esteri della Camera dei Comuni britannica, che parlando con Bbc Radio 4 ha dichiarato che l’evacuazione è “enormemente difficile” perché ci sono migliaia, fra 3mila e più di 4mila, cittadini britannici in Sudan. “La realtà è che dobbiamo far uscire i cittadini britannici”, ha dichiarato Kearns.

Francia, anche italiani tra 388 persone evacuate

Ci sono anche italiani tra le 388 persone evacuate dal Sudan dai mezzi delle forze armate francesi. Lo si legge in un comunicato congiunto dei ministeri francesi della Difesa e degli Esteri. Oltre ai cittadini francesi che volevano lasciare il Paese africano, da Khartoum sono stati evacauti cittadini europei (da Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Ungheria, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Romania, Regno Unito, Svezia, Svizzera), africani (da Sudafrica, Burundi, Etiopia, Lesotho, Marocco, Namibia, Niger, Uganda, Rwanda, Sudan), americani (da Stati Uniti, Canada) e asiatici (da India, Giappone, Filippine). 

Erdogan pronto a mediare, avviare negoziati in Turchia

Nel frattempo si muove la macchina diplomatica per provare a intervenire sul conflitto. Un funzionario sudanese ha rivelato al ‘Sudan Tribune’ che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha suggerito ai leader militari sudanesi di tenere negoziati in Turchia. Secondo il funzionario diplomatico, Erdogan nelle telefonate degli ultimi due giorni, ha parlato con Al-Burhan e Hemetti, trasmettendo il desiderio della Turchia di mediare la fine della guerra. Il leader turco si è offerto di ospitare negoziati diretti ad Ankara, con assicurazioni al comandante del supporto rapido, ha aggiunto il funzionario. Fonti hanno confermato che Al-Burhan ha rifiutato di negoziare con il comandante delle forze di supporto rapido prima che si ritirassero da Khartoum.

France EU

Borrell: “Più di mille europei evacuati, operazione complessa”

“È stato un lungo e intenso fine settimana nel tentativo di portare la nostra gente in salvo. È stata un’operazione complessa ma è stata un’operazione di successo. Lo staff dell’Ue, 21 persone, sono già in Europa e molti altri cittadini europei sono già fuori dal Sudan. Non posso darvi cifre concrete, sicuramente più di 1000 persone“. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio Ue Esteri a Lussemburgo.

“Voglio dire grazie alla Francia, soprattutto per aver tirato fuori la nostra gente, e gli sforzi combinati di molti Paesi che hanno preso i loro cittadini ma anche tutti i cittadini di altre nazionalità che hanno potuto prendere – ha aggiunto -. È stata un’operazione complessa ma riuscita, sono stato in contatto con i due generali in lotta in Sudan. Ora che il cessate il fuoco è finito, dobbiamo continuare a spingere per una soluzione politica, non possiamo permetterci che il Sudan, che è molto popolato, imploda, perché avrebbe un impatto su tutta l’Africa”.

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