Oltre 600mila persone in strada. Il leader di estrema destra Ben Gvir minaccia la caduta del governo. Bloccate le partenze dall'aeroporto di Tel Aviv

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe annunciare lo stop alla controversa riforma giudiziaria. Lo riferiscono numerosi media israeliani, tra cui The Times of Israel, che citano “fonti vicine al premier”. Secondo l’emittente televisiva pubblica Kan, il premier avrebbe dovuto parlare alle 10 (le 9 ora italiana) alla Knesset, il parlamento israeliano, dopo aver tenuto colloqui notturni con gli alleati politici che formano il suo governo. Al momento l’intervento è stato posticipato.

Ben Gvir acconsente a congelare la riforma

Il partito israeliano di estrema destra Potenza ebraica di Itamar Ben Gvir, membro della coalizione di governo in Israele, ha annunciato che il premier Benjamin Netanyahu rinvierà il dibattito sulla riforma giudiziaria alla prossima sessione della Knesset, che la prossima settimana andrà in pausa per la festività della Pasqua ebraica e tornerà a riunirsi a inizio maggio, e che in cambio dell’appoggio di Ben Gvir al rinvio verrà formata una ‘guardia nazionale’ sotto il controllo del suo ministero della Sicurezza nazionale. Lo riportano i media israeliani. Al momento Netanyahu non ha rilasciato dichiarazioni in merito.

Il licenziamento del ministro

Nella tarda notte di domenica una folla di manifestanti ha riempito le strade della città israeliana di Tel Aviv dopo che il premier ha licenziato il suo ministro della difesa per la sua opposizione a una prevista revisione giudiziaria. Sventolando bandiere israeliane e cantando “democrazia”, i manifestanti hanno bloccato strade e ponti, compresa l’autostrada Ayalon trasformata in un mare di bandiere. Le proteste si sono attenuate intorno alle 2 del mattino ora locale. I manifestanti hanno acceso diversi fuochi sull’autostrada principale di Tel Aviv, e il fumo ha oscurato in parte alcuni degli iconici grattacieli della città. Anche i manifestanti si sono radunati accanto all’autostrada, bruciando rottami metallici e legno. Manifestazioni si sono registrate a Beersheba, Haifa e Gerusalemme, dove migliaia di persone si sono radunate fuori dalla residenza privata di Netanyahu. La polizia ha risposto con getti d’acqua sulla folla. Migliaia di persone hanno poi marciato dalla residenza alla Knesset.

 

La crisi politica di Israele si è aggravata domenica quando l’ufficio di Netanyahu ha annunciato la rimozione di Yoav Gallant, dopo che è diventato il primo membro del gabinetto a chiedere una pausa ai controversi piani di revisione del sistema giudiziario del Paese

Sarebbero state oltre 600mila le persone scedse in piazza in Israele per protestare contro la riforma giudiziaria. I manifestanti a Gerusalemme hanno marciato dalla casa di Netanyahu in Gaza Street verso la Knesset e l’ufficio del premier, che nella serata di domenica ha deciso di sollevare dal suo incarico il ministro della Difesa, Yoav Gallant.

 

Netanyahu: “Manifestanti siano responsabili, siamo tutti fratelli”

 “Chiedo a tutti i manifestanti, di destra e di sinistra, di comportarsi in modo responsabile e non agire violentemente”. Lo ha scritto su twitter il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, mentre le proteste contro la riforma giudiziaria continuano in varie città israeliane. “Siamo tutti fratelli“, ha aggiunto. 

Aeroporto Tel Aviv chiuso per protesta, stop alle partenze

Il capo del sindacato dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ha annunciato l’immediato blocco delle partenze dopo l’annuncio di uno sciopero generale da parte del maggior sindacato israeliano, l’Histadrut, come segno di protesta contro la riforma giudiziaria del governo di Netanyahu. Lo riporta The Times of Israel. 

Estrema destra minaccia caduta governo se stop a riforma

I partiti di estrema destra che fanno parte della coalizione di governo guidata da Benjamin Netanyahu hanno minacciato di far cadere il governo, ritirando il loro sostegno al primo ministro se deciderà di fermare la riforma giudiziaria. Lo riferiscono alcuni media israeliani, tra cui The Times of Israel. Per questo motivo Netanyahu avrebbe fatto slittare il suo discorso alle Knesset previsto alle 9 ora italiana. Channel 12 riporta che il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha minacciato di lasciare la coalizione, durante una riunione dei capi di partito. 

Ben Gvir, secondo alcune fonti citate dal Times of Israel, starebbe “considerando” l’idea di abbandonare il governo ma, allo stesso tempo, il suo partito potrebbe ancora dare al governo sostegno esterno.

In migliaia a Gerusalemme e Tel Aviv contro riforma giudiziaria 

Migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi fuori dalla Knesset, il parlamento israeliano, a Gerusalemme e nel centro di Tel Aviv per dare il via a un nuovo giorno di proteste. Lo riporta The Times of Israel. I treni per Gerusalemme sono pieni, mentre in molti si dirigono verso la capitale. I manifestanti, intanto, hanno bloccato ancora l’autostrada Ayalon a Tel Aviv.

Maggior sindacato annuncia sciopero generale ‘storico’

L’Histadrut, il più grande gruppo sindacale israeliano, ha annunciato uno sciopero generale ‘storico’ per protestare contro la riforma giudiziaria del governo di Netanyahu. Lo ha annunciato Arnon Bar-David, leader del gruppo sindacale, che ha aggiunto di aver preso questa decisione per allontanare il Paese da “un abisso”. Lo sciopero indetto dall’Histadrut, che rappresenta più di 700.000 lavoratori in numerosi settori, dalle banche ai trasporti agli operatori sanitari, potrebbe paralizzare gran parte dell’economia israeliana. Bar-David ha affermato che lo sciopero potrebbe iniziare già oggi se il primo ministro Netanyahu non annuncerà lo stop alla revisione giudiziaria. 

Asili e centri commerciali chiudono per sciopero

Con l’annuncio da parte del sindacato Histadrut di uno sciopero generale, non verranno organizzati centri diurni per bambini, previsti da domani per aiutare i genitori durante la pausa per le vacanze di Pasqua. I centri commericiali Big chiuderanno a mezzogiorno sempre a causa dello sciopero, mentre quelli del gruppo Azrieli rimarranno chiusi a partire da domani. Lo riporta The Times of Israel.

Anche medici, avvocati e autorità locali aderiscono a sciopero

La Federazione israeliana delle autorità locali, che comprende tutti i comuni e i consigli locali in Israele, ha annunciato che aderirà allo sciopero generale annunciato dal sindacato Histadrut. Lo riporta il sito Haaretz. Anche il Sindacato degli Avvocati, che include, assistenti legali dei giudici, difensori pubblici e avvocati dei vari dipartimenti del ministero della Giustizia, ha annunciato la sua adesione allo sciopero. Incroceranno le braccia contro la riforma giudiziaria anche medici e altri dipendenti degli ospedali israeliani. Resterà garantita solo l’assistenza di emergenza. Lo riporta The Times of Israel. 

Due manifestanti entrano alla Knesset

Due manifestanti sono riusciti a entrare nell’edificio della Knesset a Gerusalemme, prima di essere rapidamente bloccati dalle guardie di sicurezza. Lo riporta il Times of Israel. I due – si legge – hanno incrociato il ministro dell’Istruzione, Yoav Kisch, al quale hanno urlato di dimettersi. 

In 80mila fuori dal parlamento

Sono almeno 80.000 i manifestanti che sono radunati fuori dalla Knesset, il parlamento israeliano, per protestare contro la riforma del sistema giudiziario voluta dal governo guidato da Netanyahu. Lo riferisce il sito Haaretz, citando fonti della polizia.

Al via corteo a Gerusalemme, centinaia di partecipanti

È partito il corteo a Gerusalemme di protesta contro la riforma del sistema giudiziario voluto dal governo guidato da Netanyahu. In centinaia si sono radunati sventolando le bandiere di Israele. Lo riporta Haaretz.

Ministro Giustizia: “Rispetterò decisione Netanyahu su riforma”

Il ministro della Giustizia israeliano Yariv Levin ha annunciato che “rispetterà qualsiasi decisione” del primo ministro Benjamin Netanyahu in merito alla riforma della giustizia. Lo riporta il Times of Israel. “Dobbiamo tutti fare uno sforzo per stabilizzare il governo e la coalizione”, ha aggiunto. 

Lapid: “Revocare licenziamento ministro Difesa”

Il leader dell’opposizione israeliano Yair Lapid ha chiesto al primo ministro Netanyahu di revocare il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant. “Il ministro della Difesa Gallant è stato licenziato per un solo motivo: diceva la verità”, ha detto Lapid all’inzio della riunione del suo partito Yesh Atid, “non ha minacciato, non ha lanciato un ultimatum; ha messo in guardia contro il crollo dell’esercito popolare di fronte a un governo che sta cercando di ignorare la realtà”. “Quello che è successo nelle ultime 24 ore è una follia”, ha aggiunto Lapid, “è una perdita di slancio e uno smarrimento, è la prova che questo governo ha perso il controllo”.

Herzog: “Fermare iter riforma giustizia” 

Dopo lo scoppio delle proteste in tutto Israele a seguito del licenziamento del ministro della difesa, Il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a fermare la revisione giudiziaria, dopo che gli oppositori del piano sono scesi in piazza durante la notte. Herzog chiede al governo di congelare la riforma giudiziaria. “Mi rivolgo al primo ministro, al governo e ai membri della Coalizione. Una profonda ansia sta travolgendo la nazione. La sicurezza, l’economia, la società: tutto è minacciato. Gli occhi di tutta la gente di Israele è rivolto a voi. Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità, vi chiedo di fermare immediatamente la legislazione. Mi rivolgo a tutti i leader del partito alla Knesset, coalizione e opposizione come una cosa sola, mettete i cittadini della nazione sopra ogni altra cosa e ci si comporti in modo responsabile e coraggioso senza ulteriori indugi”, ha dichiarato Herzog. 

Usa profondamente preoccupati: “Urge compromesso”

L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è “profondamente preoccupata” per gli sviluppi in Israele e la decisione del premier Benjamin Netannyahu di licenziare il ministro della Difesa. Lo ha dichiarato la sua portavoce Adrienne Watson. Gli eventi “sottolineano ulteriormente l’urgente necessità di un compromesso”. Come il presidente ha recentemente discusso con il primo ministro Netanyahu, “i valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni USA-Israele. Le società democratiche sono rafforzate da controlli ed equilibri e i cambiamenti fondamentali in un sistema democratico dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare”, ha aggiunto.

Ministro Finanze: “Non dobbiamo cedere a violenza”

Non dobbiamo fermare la riforma che mira a riparare il sistema giudiziario e la democrazia israeliana. Non dobbiamo arrenderci alla violenza, all’anarchia, al rifiuto del servizio militare e agli scioperi selvaggi”. Lo ha detto il ministro della Finanze israeliano Bezalel Smotrich, come riporta The Times of Israel. “Siamo la maggioranza, facciamo sentire la nostra voce. Non ci faremo rubare il voto e lo Stato”, ha aggiunto, esortando gli esponenti di destra e i sostenitori del piano di riforma a radunarsi a Gerusalemme.

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