In Cina si recheranno prima Lula, poi Pedro Sanchez, Macron e von der Leyen. Ma Washington avverte il Dragone sulle armi a Mosca

Dopo la visita di Xi Jinping da Vladimir Putin a Mosca, la diplomazia europea si muove verso Pechino nel tentativo di ottenere dei progressi che portino alla fine della guerra in Ucraina. I prossimi giorni saranno intensi per il presidente cinese Xi: in Cina uno dopo l’altro si recheranno prima Pedro Sanchez il 30 e 31 marzo, poi Emmanuel Macron a inizio aprile, e la novità è che ad accompagnare Macron ci sarà anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma non solo: in realtà prima ancora di Sanchez arriverà in Cina il presidente del Brasile Lula, che ha rinviato di un giorno la partenza per una lieve polmonite ma dovrebbe vedere Xi martedì 28 marzo e, secondo il Financial Times, intende proporre un “club della pace” per mediare e porre fine al conflitto.

Washington avverte Pechino su armi a Mosca

Se la Cina dovesse fornire armi alla Russia questo “prolungherebbe il conflitto in Ucraina e certamente lo amplierebbe potenzialmente non solo nella regione ma a livello globale”, è l’avvertimento del capo del Pentagono, Lloyd Austin, che precisa in ogni caso che gli Stati Uniti non hanno prove in tal senso. Mentre Pechino rivendica che “la Cina sta svolgendo un ruolo costruttivo nella risoluzione della crisi russo-ucraina”: “Gli Stati Uniti non fanno altro che aggiungere benzina al fuoco e impedire gli sforzi di altri Paesi per i colloqui di pace, cosa vogliono gli Stati Uniti?”, è la domanda della Cina a Washington per bocca di una portavoce del ministero degli Esteri.

Sanchez: “La voce di Pechino deve essere ascoltata”

Il premier spagnolo Sanchez, il cui Paese assumerà la presidenza di turno dell’Ue a luglio, ha parlato di “punti di interesse” nel piano cinese, sottolineando che non si tratta di un piano di pace. “La Cina è un attore globale e la sua voce deve essere ascoltata per vedere se insieme possiamo porre fine a questa guerra e se l’Ucraina può recuperare la sua integrità territoriale” violata da Putin, ha dichiarato Sanchez. Mentre l’Italia, per bocca del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha detto che “la Cina può e deve fare di più” perché “a Mosca ci sono orecchie attente a quello che dice”. Pechino “deve spingere la Russia verso un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe. Il piano di pace cinese non contiene questa richiesta, ma ci sono anche altri punti che possono essere esaminati”, ha aggiunto il titolare della Farnesina.

La lode di Kiev a Meloni

Il tutto mentre sugli aiuti all’Ucraina arriva un apprezzamento di Kiev alla premier Giorgia Meloni: “Ha brillantemente messo le cose in chiaro per quegli europei che continuano a umiliare l’Europa chiedendo ‘di non aiutare l’Ucraina’”, ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak, sottolineando che “ogni richiesta del genere significa: noi, Europa, consentiamo l’invasione della Russia, gli omicidi di massa e la distruzione della legge. Questo è inaccettabile”.

Onu: decine di uccisioni sommarie di prigionieri

Intanto un nuovo report dell’ufficio Onu per i diritti umani denuncia che gli osservatori delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno documentato decine di uccisioni sommarie di prigionieri di guerra ucraini e russi, nonché l’uso di torture, scudi umani e altri abusi che potrebbero costituire crimini di guerra.

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