Entrambi hanno dichiarato pubblicamente nelle scorse settimane di aver avuto dal presidente egiziano la disponibilità a collaborare sul caso

La presidente del consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli esteri Antonio Tajani saranno sentiti dal gup di Roma sul caso Regeni il prossimo 3 aprile. Entrambi hanno dichiarato pubblicamente nelle scorse settimane di aver avuto dal presidente Al Sisi la disponibilità a collaborare sul caso e dovranno riferire al giudice quanto detto dal presidente egiziano. La richiesta è stata avanzata in aula da Alessandra Ballerini, legale dei coniugi Regeni, e accolta dal gup.

Famiglia: “Meloni e Tajani riferiscano su ‘promesse’ di Al Sisi”

“Alla luce delle dichiarazioni rese ai media dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani circa le rassicurazioni, o addirittura sono state chiamate promesse, ricevute dal presidente Al Sisi che avrebbe garantito che risolverà la situazione eliminando gli ostacoli che ci impediscono di iniziare questo processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio, abbiamo chiesto di sentire la premier Meloni e il ministro degli Esteri per avere ragguagli su tempistiche e modalità di queste soluzioni”. Così l’avvocato Alessandra Ballerini ha parlato con i giornalisti a piazzale Clodio, subito dopo l’udienza gup sul caso Regeni a Roma. Vicino al legale c’erano Claudio Regeni e Paola Deffendi, genitori del ricercatore ucciso nel 2016 in Egitto.”Anche la Cassazione ha ribadito che il superamento della situazione impeditiva per la partecipazione degli imputati al processo appartiene alle autorità di governo – ha aggiunto – Noi vogliamo credere di vivere in uno Stato di diritto che tutela i suoi cittadini e non abdica alle sue responsabilità”.La decisione presa oggi dal giudice” è il meglio che si poteva ottenere”, ha concluso.

Pm su notifiche a 007: “Il quadro resta inevaso” 

Il quadro del procedimento Regeni, legato alle notifiche ai quattro 007 egiziani indagati per il sequestro e l’omicidio del giovane, è tuttora “inevaso”. Lo ribadisce il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, durante l’udienza davanti al gup di Roma Roberto Ranazzi. Il magistrato ha spiegato che le autorità egiziane non hanno collaborato in tal senso e le ricerche dei Ros e della Digos non hanno dato novità. Le motivazioni della sentenza della Cassazione, depositate la settimana scorsa, ha detto Colaiocco “incidono sul prosieguo di questa faticosa udienza e andranno lette alla luce del nuovo quadro normativo introdotto con l’entrata in vigore della riforma Cartabia”.

Sit-in a Roma prima di udienza gup

Sit-in in piazzale Clodio davanti al Tribunale di Roma, dove oggi è fissata una nuova udienza del gup sul caso dell’omicidio di Giulio Regeni. Presenti alla manifestazione, oltre ai genitori del ricercatore ucciso nel 2016 in Egitto e al loro legale, anche la Fnsi con Beppe Giulietti, Pif e Valerio Mastandrea. “Ognuno vive come vuole la propria popolarità, io credo che si debba prendere posizione sempre”, ha detto Pif. “Siamo stati accanto alla famiglia Regeni sin dal primo giorno e oggi siamo qui per farli sentire meno soli”, ha aggiunto Mastandrea.

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la sospensione del procedimento, legata al fatto che non sono mai stati forniti i domicili dei quattro imputati. Con la decisione del 15 luglio scorso, la Suprema corte ha avallato la decisione del gup di Roma che ha disposto la sospensione del procedimento, per effettuare nuove ricerche degli imputati a cui notificare gli atti. Il nodo che blocca il processo resta quello legato alla non reperibilità dei quattro imputati, dei quali le autorità egiziane non hanno mai fornito il domicilio.  

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