Il tycoon torna a parlare ed esprime solidarietà al suo ex avvocato personale

Donald Trump torna a far sentire la sua voce e prende le difese del suo ex avvocato personale Rudy Giuliani, dopo le perquisizioni dell’Fbi nella casa e nell’ufficio dell’ex sindaco di New York, che hanno portato anche al sequestro di computer e cellulari. “È molto ingiusto”, ha sentenziato il tycoon, che ai microfoni di Fox Business ha definito Giuliani “un grande patriota” e “il più grande sindaco della storia di New York”. E ancora: “Rudy ama questo Paese così tanto, è così terribile quando vedi che nel tuo Paese le cose vanno avanti con la corruzione e i problemi e loro invece si scagliano su Rudy Giuliani”.

Settantasei anni, celebrato per la sua leadership alla guida della Grande mela dopo gli attacchi dell’11 settembre, Giuliani è sotto indagine da diversi anni per gli affari in Ucraina. E l’esecuzione dei mandati di perquisizione di mercoledì costituiscono un’escalation considerevole nell’indagine del dipartimento della Giustizia. Su questo però la Casa Bianca è stata chiara: non le era stato segnalato in anticipo il fatto che sarebbe stato compiuto il raid, ha detto la portavoce Jen Psaki alla Cnn. Il dipartimento della Giustizia “ora è indipendente. Prenderanno le loro decisioni, adotteranno le loro azioni. È così che vuole il presidente”, ha precisato.

Le perquisizioni sono scattate a New York nell’appartamento di Giuliani a Madison Avenue e nell’ufficio a Park Avenue. Un segnale del fatto che l’ex legale di Trump potrebbe dover affrontare accuse federali, visto che i mandati richiedono l’approvazione del dipartimento di Giustizia ai più alti livelli. Inoltre un terzo mandato di perquisizione è stato eseguito su un telefono che appartiene alla avvocata di Washington Victoria Toensing, ex procuratrice federale e stretta alleata di Giuliani e Trump; il suo studio legale ha però diffuso una dichiarazione in cui riferisce che lei è stata informata di non essere obiettivo di un’indagine.

La portata complessiva dell’indagine non è chiara, ma in parte riguarda senz’altro i suoi contatti con l’Ucraina. Prima delle elezioni presidenziali del 2020, Giuliani guidò gli sforzi per trovare informazioni che potessero mettere in cattiva luce l’allora candidato Dem Joe Biden e il figlio Hunter in Ucraina. Fu una figura chiave sia nel pressing su Kiev per indagare su Biden e il figlio, sia nella rimozione dell’ambasciatrice Usa in Ucraina (come emerso dalle testimonianze nel processo di impeachment a Trump). Secondo l’avvocato di Giuliani, Robert Costello, le perquisizioni sono collegate a un’accusa secondo cui Giuliani non si registrò come agente straniero.

“Pura persecuzione politica”, l’ha definita Giuliani. I raid giungono a pochi mesi da quando Trump ha lasciato la presidenza e dunque ha perso la sua possibilità di graziare i suoi alleati per crimini federali. Anche l’ex presidente non gode più delle tutele legali che gli garantiva la permanenza nello Studio ovale, ma non ci sono indicazioni che il tycoon sia nel mirino in questa indagine.

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