L'accordo concluso a Sochi tra Putin e Erdogan 

  La Turchia ha minacciato di riprendere l'offensiva nel nordest della Siria, poche ore prima della fine del cessate il fuoco. Poi, dopo lunghi colloqui a Sochi tra i presidenti russo e turco, è arrivato l'annuncio che Russia e Turchia pattuglieranno assieme l'area. Obiettivo: evitare la ripresa dell'operazione militare. Ed Erdogan ha anche spiegato che le forze curde avranno "150 ore a partire dalle 12 del 23 ottobre (le 11 italiane)" per ritirarsi, poi arriveranno i pattugliamenti. Secondo l'accordo negoziato da Washington con Ankara, tutti i 1.300 restanti combattenti curdi delle Unità di protezione del popolo (Ypg) alle 21 italiane di martedì avrebbero dovuto essere fuori dalla 'safe zone' che la Turchia vuole al confine nel Paese in guerra. Nel pomeriggio le Forze democratiche siriane (Fds) hanno dichiarato di essere uscite del tutto dalla striscia profonda 32 chilometri.

Le truppe turche e alleate siriane hanno lanciato il 9 ottobre l'offensiva contro i curdi (che la Turchia considera "terroristi" legati al Pkk), dopo che gli Usa hanno annunciato il ritiro dei loro militari dalla regione e hanno così abbandonato i loro stretti alleati nella battaglia contro l'Isis. Erdogan ha poi accettato di mettere in pausa l'operazione, su richiesta di Washington. La minaccia del proseguimento dell'offensiva turca è arrivata nel giorno in cui Erdogan era a Sochi per incontrare il presidente russo, Vladimir Putin, diventato elemento chiave nel conflitto siriano e reso più potente dal ritiro statunitense.

In serata Putin ha annunciato di aver trovato con il turco soluzioni "cruciali" per il nord siriano ed Erdogan ha parlato di "accordo storico". È stato poi il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, a dichiarare che Russia e Turchia pattuglieranno in modo congiunto il nordest della Siria, vicino al confine, e che faciliteranno il ritiro delle forze curde dall'area. Poco prima, la Casa Bianca annunciava che, se la Turchia rispetterà il cessate il fuoco oltre la tregua, gli Usa revocheranno le sanzioni di recente imposte contro Ankara. Tra queste, il congelamento degli asset negli Usa dei ministri di Energia, Difesa e Interno, con le transazioni internazionali in dollari bloccate. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, lunedì aveva detto di volere che il cessate il fuoco fosse esteso.

Nel frattempo continua l'allarme delle organizzazioni internazionali e per i diritti umani sulla ricaduta dell'operazione sui civili siriani.
L'Onu ha parlato di oltre 170mila sfollati in due settimane dal nordest siriano, tra cui 80mila bambini. E secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani almeno 120 civili sono stati uccisi nella battaglia, così come 250 combattenti curdi, 196 ribelli siriani pro-Ankara e sette miliziani turchi. Una ventina i civili uccisi in territorio turco, secondo le autorità locali.

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